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ᛋᚪᚷᚪ ᛏᛁᛚ ᛚᚩᚳᛁ ᚩᚳ ᛋᛁᚷᛁᚾ - Saga til Loki ok Sigyn

Summary:

Avete mai pensato che il mondo che conosciamo non è altro che un fascio di storie? Esse si intrecciano fra di loro, annodandosi, confondendosi l’una con l’altra e non c'è nessuno che le possa conoscere nella loro interezza.
Vi narrerò quindi una storia di Inganno e Fedeltà che, come potrete immaginare, parlerà anche di caos e tempeste, essendo ciò veramente inevitabile quando si uniscono due opposti.
Loki x Sigyn

Notes:

Vi parlerò un po’ di questo mio lavoro di medie dimensioni: dei suoi personaggi, della sua ambientazione ed ovviamente della mia ispirazione.

 

Ho preso ispirazione dalla Prosa Edda ovvero un canto di miti nordici nei quali compaiono l’Yggdrasil (l’Albero della Vita), i Nove Regni ed ovviamente i nostri cari Æsir (Asgardiani) e “dei”.

Per la caratterizzazione dei personaggi principali, come Loki, Thor ecc., mi sono ispirata alla loro versione dell’MCU.

 

Elementi che io ho cambiato rispetto alla mitologia nordica:

- Nella Prosa Edda abitanti di Asgard, gli “dei” sono solo 24, tra cui sia Æsir che Vanir, mentre nella mia versione si tratta di un popolo numeroso.

- Njord è effettivamente un Vanir ed uno degli “dei”, ma non il re di Vanaheimr.

- Freija e Freyr sono effettivamente fratelli e Vanir, ma non figli di Njord e/o principi di Vanaheimr.

- Il personaggio di Fraida (e anche il suo marito Vígi) è di mia invenzione e nella Prosa Edda Freija e Freyr non hanno alcuna sorella maggiore.

- Nella mitologia i genitori di Sigyn sono sconosciuti e, pur essendo una Vanir e sposando Loki, ella non è una principessa.

 

Tutto il resto (che non è così descritto nella Prosa Edda, nell’MCU o su Wikipedia) è di mia invenzione, chiamatela “licenza poetica”.

Chapter 1: Introduzione

Chapter Text

Avete mai pensato che il mondo che conosciamo non è altro che un fascio di storie? Esse si intrecciano fra di loro, annodandosi, confondendosi l’una con l’altra e non c'è nessuno che le possa conoscere nella loro interezza. Certo, alcuni ne sanno veramente poco, come i Midgardiani, la storia troppo antica per essere ricordata giunge a loro sotto forma di miti, leggende, canzoni; ma anche i popoli degli altri regni del Yggdrasil, pur riuscendo ad avvicinare le loro vite all'eternità, non sanno tutte le storie che sono state raccontate e neanche il Padre Tutto conosce il Tutto.

Ma voi, cari lettori, siete fortunati perché io sono chiamata Sága, colei che racconta, colei che ricorda, colei che sa, io sono la signora della Storia ed io solamente sono abile a districare ciò spesso viene deformato dalle parole dei popoli.

Bragi, signore della Poesia, farà in modo che questa storia sia piacevole per le orecchie, che vi riempa il cuore di passione e la mente di pensieri. Quindi non resta che incominciare e seguire i due fili principali del complicato fascio: spazio e tempo che dominano la nostra realtà.

Volgete quindi il vostro sguardo alla città dorata dei Nove Regni. Di Asgard, patria degli Æsir, ne avrete sicuramente sentito parlare e vi saranno giunte voci di cosiddetti dei che vi dimorano. Ora, non tutti gli Æsir sono a voi conosciuti, dato che essi sono un popolo fiorente e numeroso e quando voi Midgardiani parlate di esseri divini, vi riferite ad i più famosi, coloro che hanno segnato con insistenza la storia e spesso vantano un titolo di dio. Anche su questo bisogna fare qualche precisazione, dato che non tutti coloro che presentano tale titolo sono Æsir. Molti degli eroi delle vostre storie chiamano casa altri mondi dell’Yggdrasil, alcuni, sono Vanir di Vanaheimr, popolo di antichi maghi ed altri… altri hanno provenienze nascoste ed ancora più lontane.

Seguendo il secondo filo della realtà, il tempo, sarete sorpresi di sapere che pur non essendo conosciuta, questa storia non è antica e neanche vecchia, ma appartiene comunque a dei giorni diversi, più tranquilli, anche se alcuni ciottoli che avrebbero presto scatenato una valanga erano già stati messi in moto nella dorata Asgard.

È, credo, arrivato anche il momento di presentarvi coloro di cui seguiremo i passi ed i pensieri ed immagino che di essi avete già sentito qualcosa. Sto parlando di Loki figlio di Odino, figlio di Borr, anche se era conosciuto con tanti altri nomi: Dio dell’Inganno, l’Ingannatore, Lingua d’Argento, mago e poi successivamente anche Laufeyson, Jotun, Traditore, ma quei giorni non erano ancora arrivati.

Passando poi alla nostra eroina, lasciate che vi presenti Sigyn, figlia di Ingharr e Fraida, figlia di Njord, spesso chiamata “dai capelli di luna”, ma più famosamente Dea della Fedeltà, un titolo meritato, anche se bisogna dire che la sua storia iniziò con tutt’altro.

Vi narrerò quindi una storia di Inganno e Fedeltà che, come potrete immaginare, parlerà anche di caos e tempeste, essendo ciò veramente inevitabile quando si uniscono due opposti.

Ecco a voi:

Chapter 2: ᚢᛈᛈ-ᚻᚪᚠ – Upp-haf

Chapter Text

ᛋᚪᚷᚪ ᛏᛁᛚ ᛚᚩᚳᛁ ᚩᚳ ᛋᛁᚷᛁᚾ

(e per chi non sapesse leggere le rune)

Saga til Loki ok Sigyn

(e per chi non parlasse norreno “La storia di Loki e Sigyn”)


 


 

ᚢᛈᛈ-ᚻᚪᚠ – Upp-haf

(“L’inizio")


 

Il regno prosperava, come sempre e per sempre, pensò ironicamente Loki, mentre finiva di vestirsi ed osservava i suoi abiti cuciti con filo d’oro. Veniva considerato un metallo prezioso, non che non lo fosse, ma ad Asgard ci sarebbe stato poco da stupirsi anche se le fontane avessero improvvisamente incominciato a spruzzare oro fuso anzi che acqua, non a caso veniva chiamata Città Dorata: tutto era d’oro.

Non in tutti i Regni vi era tale benessere però. Una delegazione, che sembrava piuttosto un gruppo di disperati giunti al palazzo per rifugiarsi nel benessere di Asgard, era arrivata poche ore prima da Vanaheimr. Æsir e Vanir erano alleati antichi, ma da un po’ di tempo i primi avevo assunto più che altro il ruolo di benefattore ed i secondi di bisognosi. Ciò che una volta era stato una terra prosperosa, fiorente, era dominata dalla decadenza. Il Re, Njord, nonostante il potere che in passato aveva esercitato, era solo un vecchio che aspettava la fine del suo tempo su gambe tremanti che non lo sostenevano più ed alla stirpe reale era rimasto nulla più che il loro sangue a renderla tale. Vanaheimr era sulla soglia della rovina.

Questo Loki ovviamente lo aveva previsto già da tempo. A differenza di Thor, suo fratello, che passava ogni momento libero sul campo d’allenamento a lavorare quei suoi muscoli sfacciatamente perfetti, lui aveva seguito le strazianti lezioni di politica e storia. Il fatto che il Regno dei Vanir stesse per giungere alla sua fine proprio come se l’era immaginato, gli dava quasi un senso di soddisfazione perché aveva avuto ragione.

D’altro canto rispettava quel popolo, erano maghi antichi, famosi per la loro abilità con rune magiche e dato che di magia se ne intendeva piuttosto bene anche il principe dai capelli corvini, i visitatori erano un’occorrenza interessante. Gli Æsir erano guerrieri, non stregoni ed a parte se stesso e sua madre, Loki conosceva ben poche persone che sapessero utilizzare la magia per qualcosa di più decente che trucchetti per feste.

Prese il suo elmo, ovviamente d’oro uscendo dalle sue stanze a passo sostenuto, si fermò però in cima alla gradinata che stava per discendere e volse lo sguardo al lato opposto del lungo corridoio da cui era appena venuto. Thor era famoso per i suoi bicipiti, ma non proprio per la sua puntualità, sarebbe stato meglio andarlo a chiamare.

Con un sospiro che fece suonare volutamente scocciato anche se non c’era nessuno ad ascoltarlo, ruotò sui tacchi e si diresse dall’altra parte del corridoio che divideva le proprie stanze da quelle di suo fratello.

Loki aveva i passi particolarmente silenziosi, ma avvicinandosi pensò rigirando gli occhi con un mezzo sorriso, che anche se un’intera squadra di Einherjar fosse passata con tanto di armatura, spade e scudi, si sarebbero potuti udire gli strilletti che provenivano dalle stanze di Thor.

Bussò, ma aprì comunque in fretta le porte. La scena che gli si presentò davanti era abbastanza comica: suo fratello lo guardava scocciato, incurante della sua nudità, mentre la donna, un ancella bionda che Loki aveva visto già più volte al servizio di Thor, cercò di ricoprirsi e sparire talmente in fretta che uscendo gli sbatté contro, il che la fece arrossire ancora di più e scappare via con foga.

Loki non poté fare a meno di concedersi un sorrisetto: “Sei in ritardo.” disse a suo fratello, non dandogli neanche il tempo di lamentarsi e lanciandogli casacca e pantaloni. Thor sembrava sul punto di ribattere, ma alla fine sembrò decidere che Loki avesse ragione e si vestì in fretta.

Finché non furono finalmente sulle scale verso la sala del trono i due fratelli non si scambiarono parola. L’uno era ancora infastidito da come la sua piacevole interazione con la bionda Hulda era stata interrotta e l’altro chiedendosi se presto avrebbe trovato l’occasione per qualche conversazione interessante con gli ospiti.

Superata la metà delle scale il momento di silenzio finì. “Alcune volte mi chiedo cosa direbbero madre o padre se ti trovassero come io ora.” fece Loki con tono stuzzicante. Thor gli diede una pacca volutamente forte sulla spalla: “Non che tu fossi molto meglio, fratello, le donne quasi ti seguono in fila e tu di certo non ti trattieni.”

In un certo senso era vero. Se dei due principi il biondo era il bel guerriero, il corvino era famoso per, diciamo, altri talenti oltre alla sua magia. Ciò nonostante Loki era abbastanza sicuro che se mai uno di loro due fosse stato colto nell’atto sarebbe stato Thor. “La differenza, fratello, è che io sono meno appariscente, insomma, un po’ più arguto. Sai, esiste questo trucchetto semplicissimo: qualche runa e dalla stanza non esce il minimo suono, magari dovrei illustrartelo…” disse guarnendosi con noncuranza le mani e strappando finalmente un sorriso anche a Thor.

ᛚᛋ

Quando giunsero nella sala di Odino, o sala del trono, i sospetti di Loki furono confermati. Una delegazione era di solito composta da messaggeri e solo raramente accompagnata da un membro della casata reale se la cosa era particolarmente importante.

Nel caso della delegazione di Vanaheimr ci sarebbero potuti essere ben 10 messaggeri, una scorta di guardie decisamente eccessiva e praticamente la famiglia reale a suo completo, al di fuori di Njord. Il vecchio Re sembrava esser stato abbandonato per andare in rovina insieme al suo regno. Abbastanza poetico, sogghignò Loki anche se sapeva benissimo che la decadenza della terra dei Vanir avrebbe avuto effetti ben più longevi e probabilmente scomodi.

Il Padre Tutto era sceso dal suo trono (indovinate) d’oro dal quale era solito ad accogliere ospiti, ma nonostante il suo gesto mirato a ridurre la disparità fra la casa reale di Asgard e gli ospiti, a tutti era chiaro che i visitatori Vanir sembravano un gruppo di disgraziati venuti nella Città dorata per leccarsi le ferite. L’aria era soffocante.

Davanti a tutti stavano Freyr e Freija, i due gemelli, figli di Njord. La chiamavano Dea del Piacere e la sua bellezza che sfoggiava orgogliosamente in forma di lunghe ciocche di mogano, labbra splendidamente piene e degli occhi di notte, era nota in tutti i nuovi regni. Quel giorno però, neanche la sua deliziosa apparenza ed il modo sfidante in cui teneva alto il capo osservando dritto negli occhi Odino riusciva a far sembrare la delegazione meno patetica.

A suo fianco Freyr spostava il suo sguardo nervoso in giro per la sala. Non era un brutto uomo, muscoloso, ma leggermente tozzo e godeva della fama della gemella. Noioso ed insicuro, decise Loki e spostò lo sguardo oltre a ciò che aveva catturato la sua attenzione fin dall’inizio, ma che aveva volutamente ignorato fino a quel momento.

Il fatto era che risultava proprio impossibile trascurare la giovane che stava alle spalle dei suoi zii, un po’ nascosta, ma comunque spiccante più di chiunque altro. Quindi quella era Sigyn. Loki se la ricordava solo vagamente, forse ad un ballo o qualche altra occasione ufficiale si erano visti quando erano ancora bambini, ma l’unica cosa che richiamava chiaramente era come ella si nascondesse dietro alle gonne di Freija che scocciata la rimproverava spingendola in avanti. Era cresciuta, come anche lui del resto, ed il suo corpo si era fatto deliziosamente arrotondato proprio nei punti giusti. L’unica traccia rimasta dell’innocenza di una bambina le era dipinta sul viso dalle labbra leggermente schiuse e gli zigomi alti. Abbastanza bellina. Il principe corvino lasciò vagare gli occhi su di lei ancora per un po’ notando anche le occhiaia ed i segni di preoccupazione sulla sua fronte.

“Benvenuti Freija e Freyr, figli di Njord, e Sigyn, figlia di Vígi e Fraida. Siamo felici di accogliervi ad Asgard, a cosa dobbiamo l’onore?” parlò in quel momento Odino benevolmente, ma Loki capì benissimo che voleva arrivare al punto più in fretta possibile; il Padre Tutto non era di certo uno sciocco ed immaginò che sapesse della situazione dei Vanir.

“Per le Norne, dateci del buon vino, pane, carne!” scoppiò in quel momento Freyr senza alcun contegno ed il principe corvino vide come Sigyn sobbalzò alle spalle dello zio. “Abbiamo viaggiato a lungo, senza interruzione e qui tutti ci guardano come se venissimo da Muspelheim, pronti a bruciare tutta Asgard. Siamo stanchi, affamati!” continuò quello imperterrito.

Odino non era tipo da farsi gridare in faccia. Loki sentì Thor irrigidirsi a suo fianco e per un attimo temette che la buona vecchia diplomazia fosse presto stata sostituita dai buoni e vecchi pugni. Il Padre Tutto non sarebbe stato, però, un Re tanto eccezionale se non ci fosse stato a suo fianco la sua Regina e così Frigga si affrettò ad intervenire prima che la stanza si riempisse di uomini azzuffanti.

“Dovete allora scusarci per la nostra cattiva ospitalità, purtroppo non siamo così raffinati come i Vanir e spesso abbiamo la cattiva abitudine di mescolare cibo con politica, il che è ovviamente inaccettabile.” calmò gli animi con un sorriso, ma usando un tono deciso. Poi ordinò che fosse preparato un pasto sontuoso in un’altra sala e lanciò ai due principi uno sguardo che li invitava molto calorosamente a scortare gli ospiti personalmente.

ᛚᛋ

Quando Freyr e Freija si presentarono di nuovo, tardi la sera, nella sala del trono sembravano più tranquilli. Il vino che Frigga aveva fatto portare era forte, volutamente forse.

Il secondo incontro risultò pacato. Guardie ed altre persone erano state congedate e l’aria nella sala era meno pesante. Loki notò che curiosamente si erano presentati solo i due gemelli e che non c’era traccia della giovane principessa. Si mormorava che Njord avesse scelto lei come suo erede, dato che Freija non veniva considerata adatta ad essere una regina e Freyr non aveva avuto eredi, alcuni sospettavano addirittura che egli fosse sterile. Il tutto ovviamente non era altro che pettegolezzi raccontati durante alle feste, ma Loki sapeva che storielle del genere, anche se deformate ed arricchite, nascevano spesso grazie ad una base concreta.

Ovviamente anche Odino si accorse della mancata presenza di Sigyn e quando chiese di lei, Freija rispose seccamente che la sua nipote era stanca e che l’aveva mandata a riposare. Ciò che avrebbe potuto sembrare un gesto premuroso, non fu però confermato dallo sguardo che si indurì e da come strinse impercepibilmente le rosse labbra.

“Non è di certo un problema.” fece in quel momento Freyr come per rafforzare la posizione di sua sorella. “Non è il caso preoccupare una giovane donzella con affari politici.”

Il Padre Tutto fissò il suo sguardo pensoso sui gemelli: “Certo” acconsentì poi. “Lasciamo pure che la principessa si riprenda dal lungo viaggio.” disse, ma sembrò promettere con il suo unico occhio che la prossima volta non avrebbe tollerato tale atteggiamento.

La situazione di Vanaheimr che fu descritta successivamente era peggio, Loki dovette ammettere, di quello che si era immaginato. Gli ultimi due raccolti erano andati male perché coloro che lavoravano la terra si erano spinti verso le città in cerca di un destino migliore, le riserve reali di grano erano pressoché vuote e ci erano state rivolte di sudditi arrabbiati e presi dalla disperazione che avevano assalito le guardie del palazzo nella capitale Valldalen, il che aveva obbligato la famiglia reale a spostarsi in una residenza più piccola ad Ardall. Il commercio di pesce con Jotunheim era rado, come lo era sempre stato, ma gli Jotun, nonostante lo stato di povertà in cui si trovava Vanaheimr, non erano interessati ad incrementare gli scambi; del resto non esisteva nessun vero accordo fra i due popoli e Jotunheim non era certo famosa per la sua generosità.

Odino rimproverò duramente i gemelli per aver lasciato Njord in dietro solo nel palazzetto di Ardall in un momento così delicato, ma promise anche di mandare una scorta di Einherjar a sua protezione. Una cosa era chiara: approvvigionamenti dati in beneficenza non sarebbero bastati, qualcosa andava fatto ed anche in fretta.

ᛚᛋ

La giovane principessa Vanir risultò praticamente sparita per i tre giorni successivi e Loki valutò anche la possibilità che gli zii l’avessero rinchiusa nelle sue stanze. Era chiaro che fossero infastiditi dall’importanza che veniva attribuita a Sigyn e che volessero evitare che ella venisse in alcun modo coinvolta nel discorso politico, indicando che le teorie sull’eredità di Njord erano probabilmente fondate.

La rivide una mattina nella biblioteca. Era avvolta in un abito di un celeste pallido ricamato d’argento sulle spalline e nonostante non rivelasse di certo molto, si potevano intravvedere le spalle sottili ed il collo. Sigyn era in punta di piedi e si allungava verso l’alto per arrivare ad un libro. Loki si avvicinò e le porse il grosso tomo che a sua differenza riuscì a raggiungere senza problemi. “ᛏᛁᛚ ᚷᚱᚪᛋᛋ ᚩᚳ ᛒᛚᚩᛘ ᛘᛖᚦ ᚠᚱᚩᚦᛚᛖᛁᚳᚱ ᚾᚪᛏᛏᚢᚱᚪ (Til grass ok blóm með fróðleikr náttúra) i” recitava il titolo.

“Grazie.” bisbigliò la Vanir senza incontrare però il suo sguardo che invece era fisso sul suo viso. “Prego.” rispose lui. “Io sono Loki.” continuò poi, sperando di catturare i suoi occhi. Effettivamente lei finalmente lo guardò: “So chi siete.” disse senza dispetto nella sua voce, era una semplice constatazione che lasciò il principe spiazzato per una attimo, il che era veramente un’evenienza rara per la Lingua d’argento.

“Non sembrate proprio una Vanir.” decise di stuzzicarla. “Il vostro popolo non è famoso per avere chiome scure? Eppure voi siete più bionda di molti Æsir, anzi oserei dire che avete i capelli tanto chiari da far cadere nell’invidia metà delle donzelle di corte.”

Sigyn non si era ancora mossa e teneva il libro polveroso fra le sue mani: “Voi non siete biondo.” Di nuovo un’affermazione innocente, ma questa volta velata con una leggerissima dolce malizia ed a quel punto Loki sorrise. Abbastanza sfacciata questa bionda Vanir, pensò.

Lei si spostò sotto ad un portico dove vi erano panchine con morbidi cuscini di seta e tavoli di marmo sui quali dedicarsi alla lettura ed allo studio. La seguì e lei si lasciò seguire finché non si accomodò su una panchina e lasciò vagare il suo sguardo sul paesaggio oltre al portico per un attimo, prima di abbassarlo sulla copertina del tomo che aveva fra le mani.

“Vi interessa la magia?” indagò Loki indicando il libro e chiedendosi se avesse finalmente trovato qualcuno con cui discutere del soggetto. Sigyn annuì, ma non disse niente e il principe notò le occhiaia e il modo in cui stringeva le labbra, doveva essere abbastanza preoccupata.

“Anch’io mi intendo di incantesimi e rune magiche, forse possiamo arricchire il nostro piacere a vicenda.”. La Vanir alzò lo sguardo verso di lui e sorrise, Loki pensò che era deliziosa. “Non credo proprio.” disse poi però e lui batté le palpebre. “Come scusa?” Lei continuava a sorridere: “Ho sentito del vostro talento da mago, se ne parla per tutti i Nove Regni, ma il modo in cui voi Æsir utilizzate la magia è rozzo, sicuramente spettacolare, ma comunque grossolano. A Vanaheimr usiamo incantesimi più raffinati, sottili, non usiamo la magia per vantarcene.”

Veramente, veramente sfacciata. Per un attimo Loki considerò di risponderle male ed utilizzare la sua Lingua d’argento per ferirla, ma poi non disse niente.

“Vi ho offeso.” constatò Sigyn, ma rimase un lieve sorriso sulle sue labbra dischiuse. “No.” le rispose in fretta Loki, determinato a non far traspirare niente dal suo tono. “Penso solo che siete giunta a conclusioni di fretta, non mi avete ancora visto praticare magia.”

“Mostratemi qualcosa, allora.” fece lei ed al principe non sfuggì il modo nervoso in cui giocava con la copertina del libro. Non capì il motivo di tanta agitazione, ma decise ad ogni modo che non le avrebbe dato la soddisfazione di mostrarle qualche incantesimo e si alzò quindi un lieve inchino: “Magari un’altra volta.”

“Se cercate alcune delle piante descritte in quel manuale, vi suggerisco di visitare i nostri giardini, c'è una ricca varietà di erbe .” aggiunse poi indicando il tomo fra le mani di Sigyn, quando stava per svoltare l’angolo dietro ad una colonna.

“Visiterò.” annuì lei e poi, prima che Loki potesse sparire completamente dalla sua vista disse: “E scusatemi, Loki.” Il principe non rispose, ma pensò che gli piaceva il suono della voce di Sigyn che pronunciava il suo nome.

 

i“Di erbe e fiori con proprietà magiche”

Chapter 3: ᛚᛁᚦ - Lið

Chapter Text

ᛚᛁᚦ - Lið

(Continuo)


 


 

Nel pomeriggio Thor lo aveva invitato ad allenarsi con lui, il che era risultato per Loki in un considerevole numero di lividi e più di un rotolamento nello sporco del campo, mentre per suo fratello in un labbro spaccato ed un taglio lungo, ma solo superficiale sul fianco.

Ovviamente il biondo aveva accusato il corvino di averlo ferito con il pugnale volutamente ed ovviamente Loki aveva negato l’accusa, anche se, dopo essere stato buttato a terra per un paio di volte, la teoria di Thor non era forse del tutto sbagliata.

Entrambe i principi venivano considerati fra i migliori guerrieri di Asgard e l’uno era tanto pericoloso quanto l’altro sul campo di battaglia, ma Loki doveva ammettere a denti stretti che in un combattimento corpo a corpo come lo era stato quello, i muscoli esageratamente formati di Thor avevano il sopravvento. Non che gli importasse molto, lui aveva altre capacità, pensò con un pizzico di invidia mentre si massaggiava la spalla dolorante, maledetto fratello e le sue manacce.

Il principe decise che aveva bisogno di un bagno. Si diresse alle sue stanze pensando a quanto male gli avrebbero fatto le ossa quando si sarebbe svegliato il giorno successivo e rammentando il ballo per gli ospiti che era programmato, si chiese perché mai avesse accettato la proposta di suo fratello. Thor sosteneva che lui fosse l’unico opponente alla sua altezza e che avesse bisogno di allenarsi veramente, ma Loki sospettava che si trattasse piuttosto di una vendetta per aver interrotto suo fratello e l’ancella pochi giorni addietro.

“Avete un aspetto esausto, mio principe.” squittì in quel momento una voce zuccherosa che quasi lo fece sobbalzare. Si trovò dinanzi una ragazza dai lunghi capelli che tendevano al rossiccio, lavorava nelle cucine, Disa, rammentò Loki; l’aveva avuta una volta, o meglio, si era intrufolata nella sua stanza insieme ad un altra donna.

Disa si arricciò una ciocca fra le dita mordendosi un labbro: “Potrei farvi compagnia mentre vi fate un bagno, vi aiuterei a rilassarvi.” Il principe rifletté per un attimo, la ragazza era abbastanza bella e l’ultima volta non lo aveva deluso, d’altro canto la sua voce stridula era insopportabile e la sua risata sembrava quella di un asino ragliante, poi però decise che effettivamente aveva bisogno di rilassarsi e poi avrebbe sicuramente trovato un modo per farla stare zitta.

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Il bagno era stato effettivamente molto piacevole, ma una volta stancatosi aveva mandato via in fretta Disa. Non voleva che la ragazza tentasse di conversare con lui o che si immaginasse che lui volesse la sua compagnia se non di tipo fisico. In fondo le aveva dato ciò che voleva, si sarebbe potuta andare a vantare con le sue amiche e la cosa era stata piacevole anche per lei. Così la Disa si era rivestita in fretta se ne era andata senza lamentarsi.

Loki era rimasto immerso nell’acqua calda ed aveva pigramente allungato il braccio verso un libro che aveva lasciato su una sedia di quercia. Sibilando qualche runa si era asciugato le mani e poggiandosi comodamente al bordo della vasca aveva incominciato a sfogliare le pagine del volumetto.

Solo dopo alcuni lunghi attimi si accorse di non stare veramente leggendo. Il suo sguardo scorreva sulle parole di inchiostro, ma la sua mente era per qualche motivo voltata alla giovane principessa Vanir che aveva incontrato in mattinata e come le sue mani sottili giocherellavano con la copertina del libro. Decise che sarebbe andata a cercarla il giorno seguente. Trovava Sigyn in qualche modo intrigante nonostante la sua semplicità, come una qualunque rosa che però è composta da mille petali ed ad Loki piaceva capire le cose fino in fondo.

Gli vennero poi in mente gli occhi stanchi che aveva avuto e la pessima situazione nella quale si trovava il suo Regno, eppure sentiva ancora la sua voce calda e pacata che pronunciava il suo nome. C’era qualcosa di sfuggente nella Vanir, come quei suoi occhi grigi che sembravano esser fatti di vento e decise che lui l’avrebbe acchiappata.

Si sforzò poi, di riportare la sua mente al manualetto che ancora teneva fra le mani, stava donando troppi dei suoi pensieri a quella donna con cui aveva passato poco più di qualche attimo.

ᛚᛋ

Sigyn si diresse a passi veloci per il corridoio dorato. Avrebbe voluto correre, ma non era una bambina e quindi si limitò ad affrettarsi per arrivare il più presto alle sue stanze, prima che i singhiozzi che le premevano nella gola le uscissero dalle labbra. Non fu comunque abbastanza veloce e lacrime calde iniziarono a bagnarle il viso.

Superò le pesanti porte delle sue abitazioni e, come se quegli ultimi due passi frettolosi le avessero rubato tutta la sua forza, si accasciò con la schiena contro il legno massiccio. Si portò le mani alla gola cercando di calmare il suo respiro, si sentiva soffocare. Improvvisamente le parve che l’aria si chiudesse intorno a lei e si alzò tremante sciogliendo i lacci del suo vestito, quasi strappandoselo di dosso, aveva bisogno di liberarsi.

Nuda si lasciò cadere sul letto, ormai singhiozzando senza contegno. Sigyn cercò di calmarsi e poggiò le mani al petto, facendole scorrere sulla sua pelle come per assicurasi che sapesse ancora come respirare. Portò poi le gambe verso il ventre, abbracciandosi e sentendo le lacrime che le bagnavano i capelli.

Pensò a come lui l’aveva guardata, assaporandola tutta senza contegno come se gli appartenesse già, nonostante fosse stato il loro primo incontro e di come durante tutto il pomeriggio le avesse raccontato dei suoi progetti per la sua futura famiglia, come l’avrebbe ingravidata e come dei figli che lei gli avrebbe dato, i maschi sarebbero diventati guerrieri valorosi e le femmine spose di uomini ricchi; a Sigyn era venuta la nausea.

Riprese a tremare e strinse forte le braccia intorno ai suoi stinchi, ancora si apparteneva. Rimase così, con solo le carezze del vento che le giungevano attraverso il balcone a farle compagnia; pian piano il buio le abbasso le palpebre e Sigyn dormì in un sonno pesante e pieno di sogni spaventosi con bestie dal pelo rossiccio.

ᛚᛋ

Quando il giorno venne a svegliare Loki, il suo primo pensiero fu andare a trovare Sigyn. Ovviamente la cosa lo infastidì, la Principessa Vanir gli stava letteralmente rubando una parte della mente, ma d’altro canto gli piaceva pensare alle sue risposte sfacciate.

Si chiese se ella avesse veramente seguito il suo consiglio e si diresse ai giardini.

Frigga era stata cresciuta dalle streghe e conosceva bene come crescere ed utilizzare ogni genere di pianta, ma Loki non aveva mai provato grande interessa per quella branchia della magia. Sapeva delle proprietà di alcune erbe, ma non si era mai veramente concentrato sulla parte della crescita, anche se sua madre gli aveva sempre ricordato che essa fosse elementare, ovviamente aveva ragione.

Loki scorse davvero la chioma chiara di Sigyn nel verde, spiccava come la luna in un cielo poco prima dell’alba. Le si avvicinò a passi silenziosi. La Vanir teneva fra le mani un fiore bianco di un piccolo cespuglio in un vaso di marmo ed oro, ma non lo aveva strappato dalla pianta. Le avrebbe fatto un piccolo dispetto.

Mosse la mano in un movimento impercettibile ed il bocciolo che Sigyn teneva fra le mani appassì contorcendosi, strappandole un lieve gemito.

Si voltò di scatto trovandosi faccia a faccia con il principe corvino che sorrideva un po’. “Pensavo volessi vedere uno dei miei trucchi.” le disse sornione e pensò che il modo in cui lei aveva arricciato le labbra in un broncio era adorabile. “Non mi piace questa magia.” sibilò Sigyn che teneva in una mano il fiore appassito ed aveva portato l’altra sul fianco.

Loki pensò di stuzzicarla ancora un po’, ma alla fine decise che come vendetta per la sua sfacciataggine del giorno prima potesse anche bastare. Mosse le dita ed il bocciolo tornò bianco e fiorente. Sigyn emise un risolino secco: “Era solo un’illusione. Pensavo che foste in grado di fare qualcosa di più.”

Se chiunque altro avesse mai osato dirgli una cosa simile, avrebbe probabilmente risposto con qualche magia potente che lo avrebbe scaraventato a terra o avrebbe trasformato la sfortunata persona che aveva osato criticare le sue abilità magiche in un rospo o lumacone.

Invece si limitò a chinarsi a terra e raccogliere un fiore rosso, sta volta effettivamente avvizzito, e lo mise nelle mani di Sigyn circondandole con le sue. Percepì il primo istinto della Vanir di allontanarsi, ma poi mormorò qualche runa ed il fiore sembrò rinascere e sbocciare in un circuito continuo. I suoi occhi grigi si fecero più grandi e le sue labbra si schiusero.

Loki la osservò, davvero incantevole, pensò. “Sarà solo un’illusione, ma dovrai ammettere che è piuttosto bella.” le disse a voce bassa come quando si raccontano storie di magia. La bolla di formalità era scoppiata come quelle di sapone da un indice di un bambino. “È straordinario.” ammise Sigyn con un sospiro, come se davanti alla bellezza si fosse dovuta arrendere.

Solo quando l’incanto svanì sembrò di accorgersi quanto fosse vicina a Loki e fece in fretta qualche passo indietro, sorrideva però.

Anche il principe si accorse che il momento magico era finito e così le porse il braccio che lei accettò dopo un momento di esitazione. “Hai trovato ciò che cercavi? I nostri giardini sono abbastanza ricchi.” le chiese mentre passeggiavano a fianco dei lunghi filoni di piante, fiori ed erbe. “No” disse Sigyn. “Ma non credo che la pianta che sto cercando si trovi qualunque giardino.” Vide il principe a suo fianco alzare un sopracciglio: “Di che cosa si tratta?” indagò con tono tagliente, ma la Vanir stava imparando che esso non era causato da malizia.

“Vindrblóm 1” raccontò lei. “In tempi antichi erano molto conosciuti e venivano usati per numerosi infusi curativi. Sono fiori selvatici ed a quando pare crescono in campi aperti fra le altre erbe, quando le persone iniziarono a spostarsi più e più verso le città le proprietà del Vindrblóm vennero dimenticate ed al giorno d’oggi viene usato molto raramente.”

“E tu pensi che lo troverai ad Asgard?” volle sapere Loki, la cosa era abbastanza interessante, non aveva mai sentito parlare di quel fiore. Sigyn scrollò leggermente le spalle: “Molte delle leggende che ne raccontano vengono dalla Città dorata, quindi se c'è un posto dove cercare è proprio qui. Si dice che il Vindrblóm raccolga il vento e che esso colori i petali di un colore particolare, simile all’indaco.”

Loki cercò di rammentare se mai avesse visto una pianta simile nei dintorni e li parve di acchiappare un guizzo di campi blu nelle sue memorie da bambino, ma non poteva essere certo.

Giunsero ad un padiglione le cui alte colonne erano ovviamente di marmo decorate d’oro e dal quale si aveva una bella vista sui giardini fioriti e le fontane, erano soli.

Sigyn appoggiò gli avambracci sulla balaustra di pietra lasciando che il freddo marmo la rinfrescasse. Soffiava un vento lieve e piacevole, come spesso ad Asgard e le spostò dal viso i capelli scoprendo il collo.

Loki si godette per un attimo la vista. È bella, decise e giunse addirittura alla conclusione che fosse più bella di altre donne che aveva incontrato in passato. Si trattava di una bellezza nascosta, come il fiore che lei stava cercando.

Si avvicinò a lei, poggiando anch'egli le mani sulla balaustra, la sua spalla sfiorava il suo braccio.

“Ti piace?” chiese il principe seguendo il suo sguardo verso il palazzo dorato. “È molto diverso da Vanaheimr, ma sì, direi che è bello a modo suo.” decise sentendo una punta di tristezza quando pensò ai bei palazzi della sua patria, rovinati dalla decadenza.

Ma aveva pianto già abbastanza nelle ore precedenti e quindi si voltò verso Loki: “Mostrami qualche altro incantesimo, non un’illusione questa volta.” chiese quindi. Lui aveva visto la tristezza abbuiarle il bel visetto e le occhiaia che ancora le adombravano gli occhi e quindi decise di accontentarla. Ci pensò un po’ su, le illusioni erano la sua specialità, ma a quanto pareva Sigyn non ne andava pazza e si ricordò anche di come ella avesse definito la magia degli Æsir rozza, serviva qualcosa di particolare.

Pensò ad un incantesimo semplice, uno dei primi che sua madre gli aveva insegnato da bambino, ma che aveva sempre trovato affascinante.

Raccolse la sua magia nella sua mano e poi pian piano la fece scorrere per le dita, finché le punte non si illuminarono di una luce verde. Sigyn sorrise e Loki fu contento. Poi anche lei fece la stessa cosa e la sua mano si illuminò di celeste pallido, sorrideva ancora: “Mia madre lo faceva quando mi portava a letto, ero molto piccola, mi ricordo solo vagamente.” raccontò.

Il destino di Fraida, primogenita di Njord, e Vígi, suo marito, veniva raccontato in canti epici e pieni di tristezza. Entrambe avevano bruciato nelle fiamme di Muspelheim e Njord non aveva mai più successivamente.

Con un gesto che non riconobbe come proprio le prese la mano. Il verde si mescolò al celeste. Lei alzò gli occhi grigi veloci su di lui: “Loki?” “Sigyn.” disse lui e poi batté le palpebre, cosa gli aveva preso?

Ritrovò in fretta la sua voce usuale, d'altro canto era Lingua d’argento. “Questa sera ci sarà il ricevimento ufficiale ed il ballo in onore di voi ospiti. Non ho ancora una bella accompagnatrice con cui danzare, ma potresti essere tu.” le disse senza fretta, la prospettiva di invitare Sigyn era decisamente migliore di trovarsi circondato da donne speranzose per un ballo per tutta la serata.

Qualcosa, però, si ruppe nello sguardo luminoso della Vanir e ritrasse la mano dalla sua. Abbassò gli occhi: “Mi dispiace, ma non posso.” mormorò.

Loki rimase confuso per qualche secondo, non gli era mai capitato che una donna rifiutasse il suo invito per un ballo. “Perché?” chiese. Sigyn si morse il labbro nervosa: “Ho già un accompagnatore.” disse e il principe corvino alzò un sopracciglio: “Chi?”

Improvvisamente lei riportò gli occhi su di lui, gli parve che stesse per piangere ed ebbe l’esagerato istinto di abbracciarla. “Il mio futuro marito.” gli rispose con voce strozzata.

Loki si sentì la bocca secca, certo, pensò, è ovvio. Ci rimase comunque male: “Hanno trovato in fretta il modo per salvare Vanaheimr.” commentò aspramente. “E tu da brava e fedele principessa sei pronta ad affrontare qualcosa del genere?”

Sigyn era veramente vicina alle lacrime: “Non ho avuto scelta.” bisbigliò e Loki si chiese se lo intendesse in modo metaforico o se fosse veramente stata obbligata ad accettare la proposta. Sperò di no.

“Sono comunque il principe, potresti far aspettare il tuo caro maritino una notte in più, dato che lui ti avrà per il resto della vita, e ballare insieme a me questa sera.” disse in tono ironico per alleggerire un po’ l’aria, ma Sigyn non rise.

“No. Devo andare. Scusami, Loki.” parlò e uscì dal padiglione a passi svelti.

Sfacciata, pensò il principe e si rese conto che l’avrebbe voluta inseguire.

 

 

 

1“Fior d’aria”

Chapter 4: ᛚᛁᚦ ᚪᚾᚾᚪᚱᚱ - Lið Annarr

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ᛚᛁᚦ ᚪᚾᚾᚪᚱᚱ - Lið Annarr

(Continuo secondo)

 

 

Loki sbuffò mentre allacciava il mantello verde agli spalletti dei suoi abiti cerimoniali. I balli erano sempre o un’occasione piacevole per informarsi estremamente bene su segreti dei Nove Regni e ballare con belle ragazze, o delle ore terribilmente noiose durante le quali si mangiava e beveva troppo. Il principe prevedeva che in quell’occasione si sarebbe trattato della seconda variante.

Portò una mano al viso e si sfregò la fronte, detestava annoiarsi ed ancora di più non sopportava le conversazioni eccessivamente formali nelle quali vari membri della corte cercavano di coinvolgerlo sperando di ottenere qualche vantaggio personale. La serata sarebbe stata deplorevole.

Uscì dalle sue stanze e man mano che si avvicinava alle Sala delle Feste il brusio di voci aumentava. Loki si pentì di non aver invitato nessuno, dopo il rifiuto di Sigyn non ne aveva avuto voglia, ma pensando a tutte le Æsinne che fra pochi istanti gli avrebbero ronzato intorno come vespe nella speranza di ottenere un ballo, si sentì male. Da un lato godeva delle loro attenzioni, dall’altro sapeva che molte erano interessate a lui solo per le sue capacità a letto o per il suo titolo reale e la cosa lo disgustava.

La sala aveva somiglianze con un formicaio ed improvvisamente Loki sperò che il ballo fosse durato poco. Adocchiò suo fratello ed i Tre Guerrieri ed si diresse verso di loro mentre alcune persone abbassavano rispettosamente il capo al suo passaggio. Si fermò brevemente alla grande tavolata, ovviamente dorata, dove sedevano Odino, Frigga ed i due gemelli di Vanaheimr e li salutò cortesemente prima di proseguire verso Thor.

Fu salutato da Volstagg che innalzò il suo corno di idromele verso di lui prima di berlo tutto di un fiato e rovesciandone la metà sulla sua barba rossa: “Un altro!” chiese a gran voce.

“Loki!” fece Thor dandogli una pacca sulla schiena che lui ricambiò. “Oggi niente accompagnatrice?” si stupì, ma il principe corvino si limitò a scuotere il capo. “Se vuoi te ne presto una delle mie!” rise Fandral che come al solito si mostrava come il donnaiolo di corte senza pudore, Loki increspò le labbra in un sorriso, ma non disse niente.

Lui e Thor non se lo potevano permettere. Essere principi di Asgard voleva dire rispettare certe convenzioni in ambienti pubblici, il che comprendeva invitare solo donne di origini per lo minimo semi-nobili e sicuramente non più di una alla volta. Suo fratello aveva invitato Sif come al solito. Sapeva che fra i due, pur magari essendosi scambiati qualche bacio in passato, non c’era altro che amicizia. Andare ai balli insieme aveva vantaggi per entrambe: Thor aveva un’accompagnatrice perfettamente accettabile e Sif si liberava dei altri uomini che l’avrebbero voluta invitare.

Hogun era, come spesso, solo, ma da un po’ di tempo Loki aveva notato che era abbastanza preso da una delle ancelle della Regina, il che ovviamente era oggetti di scherzose prese in giro nel gruppo.

Fece appena in tempo a farsi portare un corno di idromele, che già si rese conto di come alcune donne lo scrutavano da lontano battendo le ciglia e bisbigliando fra di loro. Sbuffò, sarebbe stata una serata fin troppo lunga.

Distolse l’attenzione dal discorso di Sif su nuove spade particolarmente leggere che erano state portate da Nidavellir e che lei avrebbe voluto introdurre nell’allenamento dei Einherjar. Fece vagare lo sguardo per la stanza in cerca della Vanir dai capelli di luna. Si domandò chi fosse il suo promesso sposo; doveva trattarsi di qualcuno di una famiglia potente, ma soprattutto ricca.

Poi la vide. Doveva essere stata Freija a prepararla per la serata, dato che indossava gioielli lucenti ed un vestito grigio ricamato d’argento che le lasciava l’intera schiena scoperta. Era bellissima.

La vista di Loki fu però disturbata da quella cosa che stava al suo fianco: Theoric. Fra tutti gli Æsir che avrebbero potuto scegliere per sposare Sigyn avevano scelto lui. In anzi tutto con la sua barba cespugliosa e giallognola, la sua corporatura tozza e la sua voce rugginosa, era tutt’altro che il marito da sogno di una giovane donna. La cosa però che dava più fastidio a Loki, era la sua spavalderia che, accompagnata da una mente tutt’altro che brillante, lo rendeva tutt’altro che una persona gradevole. Neanche a Thor piaceva e quello diceva tutto.

La Principessa Vanir sarebbe stata più felice di sposare Volstagg probabilmente. D’altro canto l’unione avrebbe sicuramente dato un po’ di stabilità a Vanaheimr, sia economica che politica.

Theoric non si mosse dal fianco della sua promessa sposa e la condusse immediatamente al centro della sala per ballare. Distolse lo sguardo scocciato e chiese dell’altro idromele.

Sif stava cercando di convincere Hogun di presentarsi all’ancella, che a quanto pareva si chiamava Aasta, e Thor lo stava letteralmente spingendo con le sue mani verso di lei. Fandral era andato a ballare con una delle sue accompagnatrici ed anche Volstagg si era allontanato verso il suo amore, ovvero la ricca tavolata di pietanze che troneggiava su un lato della sala. La serata era decisamente un disastro.

Si scoprì a pensare alla mattinata che aveva passato con Sigyn parlando di cose veramente interessanti, non di cose futili come amori, idromele e donzelle e si rese conto di quanto aveva trovato il tempo trascorso con lei piacevole non solo per la sua bellezza. Il suo sguardo scivolò di nuovo su di lei, svuotò il suo corno e si incamminò verso il centro della sala. Theoric, con le sue dita grosse sulla schiena della bella Vanir, lo aveva infastidito fin troppo.

La musica di una danza finì e Loki si diresse a passi decisi verso di lei. Theoric lo salutò con un cenno del capo, Sigyn invece lo guardava con i suoi occhi grigi spalancati. Ignorò l’Ase e porse la mano alla Vanir: “Un ballo?” sorrise a labbra strette. Theoric serrò la mandibola.

Non si rifiutava l’invito di un Principe, soprattutto non nel suo stesso palazzo; Loki lo sapeva benissimo e così a Sigyn non rimase che accettare.

Sentì la sua mano posarsi sulla sua e gli sembrò di percepire un lieve tremore, la Principessa era tesa e lui poteva sentire il suo cuore battere forte dalla vena del suo polso. Giunsero al centro della sala e lui le circondò la vita con un braccio quando la musica incominciò riempendo il luogo.

Sigyn sembrava terrorizzata, era fredda ed il suo petto si alzava ed abbassava velocemente. Quando Loki posò la sua mano sulla pelle scoperta della sua schiena lei fremette ed il principe corvino passò le sua dita su di lei come se volesse cancellare ogni traccia della mano di Theoric.

“Cosa stai facendo?” bisbigliò lei come se le mancasse l’aria. Loki la fece girare per poi riprenderla nelle sue braccia: “Ballo con te.” le disse sul collo ancora con quel sorriso a labbra strette.

Pian piano Sigyn si rilassò ed indugiò più a lungo fra le mani del Principe che la guidava nei passi di un ballo di Asgard che lei non conosceva bene e quando la musica terminò la Vanir era accaldata ed aveva le guance rosse. Le chiese un altro ballo ed un altro ancora e mentre la faceva volteggiare pensò che gli piaceva assai e che in altre circostanze l’avrebbe condotta fuori su uno dei tanti balconi e l’avrebbe baciata a lungo contro ad una colonna con solo la luna a far loro da testimone.

Anche Theoric era rosso in viso, ma per altri motivi e quando Loki ricondusse Sigyn da lui gli regalò un sorriso sornione, l’altro era livido.

ᛚᛋ

Quando si svegliò la mattina seguente, la prima cosa che percepì fu un odore talmente dolce che lo nauseò. Aprì gli occhi e quasi sobbalzando quasi cadde dal letto. Accidenti, pensò subito scocciato, doveva smetterla di portarsi donne in camera da letto quando era troppo ubriaco da poterle mandare via prima di addormentarsi.

Scosse la riccia bionda che si svegliò mugugnando e senza tante cerimonie le disse di sparire. Si lasciò ricadere con la schiena sul letto con un gemito e si porto le mani al viso, non si ubriacava così tanto dai suoi primi anni di età adulta. Sto diventando troppo come Thor, ghignò per poi rotolare giù dal letto; aveva bisogno di rinfrescarsi.

Pensò a Sigyn, alla musica ed alla sua schiena scoperta. Voleva vederla e parlare con lei di magia e fiori e politica. In fondo non era ancora sposata, avrebbe avuto anni ed anni di tempo per essere fedele al suo caro futuro marito.

Il primo posto che gli venne in mente fu la biblioteca e vi ci si diresse a passi lunghi e pensando che le avrebbe fatto vedere un altro incantesimo, ma non c’era traccia di lei, neanche fra gli scaffali più nascosti.

La prossima tappa furono i giardini, ma non trovò Sigyn nemmeno lì e nemmeno in tutti gli atri per i quali passo successivamente. Strano, che Freija e Freyr l’avessero veramente chiusa nelle sue stanze?

La trovò mentre frustrato tornava alle sue stanzePassando per i corridoi aveva per caso buttato un occhio dentro alla sala di tessitura ed aveva visto i suoi capelli di luna caderle lungo la schiena. “Sigyn” sorrise trionfante e si avvicinò.

Lei si alzò di scatto e si volse verso di lui, i suoi occhi non ridevano: “Non credo sia il caso che voi siate qui, Principe.” parlò dura. Loki si arrestò. Per la prima volta Sigyn portava del trucco, ma sotto si intravvedeva uno zigomo gonfio, un labbro spaccato e la mandibola livida. Gli mancarono le parole per un attimo, poi la prese per i polsi e la portò fuori dalla stanza; la Vanir si dimenava, ma lui la tirò con sé finché non furono nel corridoio e lontani dalle altre donne nella sala.

“Che ti ha fatto?” sibilò Loki furente. Sigyn si scansò definitivamente dalla sua preda: “Ci sono toni più cortesi per scusarvi, mio Principe.” rispose lei fredda. “Mio Principe? Smettila.” le disse lui senza sorridere. Lei si allontanò: “Se non siete qui per porgermi le vostre scuse, ho altre cose da fare.” continuò distaccata e fece per rientrare nella sala, ma il principe l’acciuffò per una spalla. “Le mie scuse per cosa?” volle sapere, stava incominciando a perdere la pazienza.

Qualunque barriera Sigyn avesse innalzato, si ruppe tutta in una volta e la Vanir si trovò ad urlare a voce roca mentre lacrime calde le lavavano via il trucco dal viso. “Per essere così maledettamente egoista!” gridò. “Perché mi hai chiesto di ballare? Lo sapevi benissimo che non avresti dovuto!”

Loki si sentì come schiaffeggiato, fece un passo nervoso lungo il corridoio. “Dove è Theoric?” ringhiò, ma Sigyn lo fermò arrabbiata per una braccio: “No! Tu non andrai da nessuna parte, Loki.”

Il Principe pensò che fosse pazza: “Sigyn, ti ha picchiato!” alzò anch'egli la sua voce. “Non capisci? Secondo te cosa farà se andrai a massacrarlo? Guardami. Vuoi farmi ridurre così di nuovo? Abbi un po’ di rispetto per la vergogna che mi hai fatto provare!” urlava lei e Loki sentiva il sangue ribollirgli nelle vene.

“Non puoi sposare un uomo che ogni volta che si arrabbia si sfoga su di te. Non ti ingannare fino a quel punto.” le disse con cattiveria e Sigyn pianse più forte: “Io lo devo sposare, lo sai benissimo, lo sai benissimo… Per Vanaheimr.” rantolava. “Vai via.” gli disse poi e si asciugò le lacrime: “Smettila di scombussolare la mia vita.”

Loki girò sui tacchi e se ne andò.

Arrivò nella sue stanze e le chiuse facendole sbattere forte con la sua magia. Si sentiva male pensando a Sigyn.

Aveva sempre provato un disgusto profondo per gli uomini che violentavano le loro donne. Fin da bambino si era accorto come sua madre, che per lui era sempre stata la persona più saggia di Asgard, veniva per qualche motivo sempre considerata meno importante di suo padre perché una donna e la cosa gli aveva sempre dato fastidio.

Emise un verso frustrato e fece frantumare un bicchiere poggiato sulla sua scrivania che si ridusse in mille schegge di vetro con un lume di magia verde. Sigyn era pazza a voler sposare quell’uomo.

Chapter 5: ᛚᛁᚦ ᚦᚱᛁᚦᛁ - Lið þriði

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ᛚᛁᚦ ᚦᚱᛁᚦᛁ - Lið þriði

(Continuo terzo)

 

 

Loki passava poco tempo a palazzo. Dormiva male e si svegliava presto la mattina con la mente piena di pensieri ed un gran mal di testa. Allora andava alle stalle, sellava Vindraustri1, il suo stallone scuro, e cavalcava per giornate intere. Era un modo efficace per ordinare i pensieri, ma la situazione era comunque eccessivamente fastidiosa. Aveva i suoi compiti come principe, non poteva di certo continuare a girovagare qua e là per le ampie distese erbose di Asgard e tanto meno perdere preziose ore di sonno ogni notte.

Appena chiudeva gli occhi, nonostante la stanchezza che gli appesantiva le palpebre e la mente, si trovava davanti il bel visetto di Sigyn marchiato da quei disgustosi segni scuri e sembrava sentire le sue urla. Maledetta Vanir, pensava allora, ma poi una voce che per qualche motivo assomigliava a quella di sua madre, gli ricordava severa che lui era in parte responsabile per quello che era successo alla Principessa ed il mal di testa gli mordeva le tempie. Era insopportabile.

Dopo l’ennesima notte tormentata si svegliò estremamente scocciato e con la scomoda certezza di starsi ingannando. Ovviamente la cosa gli diede abbastanza fastidio perché lui era il Dio degli Inganni ed ingannava gli altri non sé stesso. Doveva trovare Sigyn.

Era ancora presto, i primi raggi del sole si specchiavano vanitosamente sulle guglie dorate del palazzo e tutto era ancora quieto. Si vestì in fretta ed uscì dalle sue stanze a passo nervoso e dandosi del ridicolo, ma la cosa era necessaria e per quanto poco piacevole andava fatta.

Arrivò all’ala sud dove erano gli alloggi degli ospiti e si diresse alle porte che sapeva essere quelle di Sigyn. Sentì un passo leggero dietro al legno massiccio, era già sveglia.

Bussò leggermente. Poco dopo la Vanir era davanti a lui con i lunghi capelli di luna scarmigliati, gli occhi gonfi di sonno ed una vestaglia da notte stropicciata. Prima che potesse aprire bocca e molto probabilmente urlargli di andare via, Loki le posò fulmineo una mano sulle sue labbra. “Fai silenzio. Voglio solo farti una proposta.” sibilò sforzandosi di mantenere un tono pacato.

Sigyn non alzò la voce, ma corrugò comunque la fronte stringendo le sopracciglia in un espressione arrabbiata che stonava perfettamente con il suo abito da notte ed i capelli spettinati: “Sparisci.” gli disse.

Loki increspò le labbra in un mezzo sorrisetto: “Sparirò, ma con te.” rispose. “Intanto vestiti, così non puoi venire.”

La Vanir fece per sbattergli le porte in faccia, ma il principe le bloccò con un piede tornando subito serio. “Non ho alcuna intenzione di umiliarti ancora, voglio solo farti vedere una cosa e so che ti piacerà. Cavalcheremo lontano dal palazzo, non ci vedrà nessuno e non correrai rischio di essere chiamata infedele.” parlò in fretta.

Sigyn non disse nulla, ma non dava neanche l’impressione di volersi chiudere di nuovo nelle sue stanze.

“Ho detto ad una serva di avvertire Lady Freija che oggi ti riposerai nelle tue stanze per un terribile mal di testa e che non vuoi essere disturbata. Non devi preoccuparti, Sigyn.” continuò per convincerla. Lei incrociò le braccia in un gesto nervoso: “E non credi questa serva lo troverà un po’ strano che sia stato tu a riferirle del mio mal di testa?” Loki sorrise malizioso: “Oh no, niente affatto. Non sono stato io ad informarla, ma una delle ancelle di tua zia.”

Sigyn si morse un labbro agitata, ma lui seppe di averla convinta perché sparì nella stanza da bagno con uno sbuffo e scuotendo il capo. Ne uscì poco dopo con un abito di tela marrone molto più semplice e pratico di quelli che le aveva visto addosso precedentemente ed i lunghi capelli raccolti in una treccia.

Loki le offrì il braccio, ma lei lo scansò secca: “Non mi toccare.” ringhiò e lo precedette a passi svelti.

ᛚᛋ

Le stalle erano vuote e si sentiva solo lo sbuffare impaziente dei cavalli, Vindraustri lo salutò con nitrito leggero. Loki andava molto fiero del suo fedele destriero, con lui era docile e calmo come un cucciolo di cane, ma non si lasciava toccare da nessun altro ed il principe non l’avrebbe scambiato neanche per il possente Sleipnir2.

Sigyn lo raggiunse su una bella giumenta cremello3 che aveva un occhio chiaro ed uno scuro e Loki ne ammirò la costituzione perfetta e così atipica per i cavalli dei Vanir che solitamente utilizzavano trottatori dal collo e le gambe lunghe. “Un dono?” chiese quindi con un cenno del capo verso la cavalla. “Il Padre Tutto la regalò a mio padre da puledra, ma non fece in tempo a domarla. Si chiama Lykke4.”, raccontò lei con un velo di tristezza, ma sempre mantenendo un tono distaccato. La Vanir era davvero capricciosa, ma d’altro canto ne aveva tutto il diritto.

Cavalcarono verso le lande desolate che circondavano Asgard e quando il sole si mostrò nel suo completo splendore erano già lontani e circondati dai sospiri del vento che accarezzava l’erba e il cinguettio di uccelli. Sigyn lo seguiva ad un po’ di distanza ed era caduta in un silenzio ostinato che Loki non provò a rompere lasciandola ai suoi pensieri, era abbastanza sicuro che ciò che le avrebbe mostrato sarebbe stata una scusa adeguata.

La strada era lunga, l'aveva scoperta nei giorni precedenti mentre girovagava in cerca di calma seguendo i sentieri dei suoi ricordi da bambino e pian piano il sole si alzava sempre di più nel cielo scaldando i loro visi.

Giunsero al limite di un boschetto, erano vicini. Loki spronò Vindraustri allontanandosi al galoppo. Sentì Sigyn alle sue spalle chiamarlo: “Loki! Dove vai?” poi gli zoccoli di Lykke battere il terreno mentre lo seguiva.

“Fermati!” gridava la Vanir dietro di lui, ma il Principe aumentava il passo e il suo stallone correva veloce fra gli alberi e le loro ombre; vedeva già il loro traguardo.

La Principessa si arrestò d’improvviso quando il bosco lasciò spazio ad un ampio campo ed i suoi occhi si riempirono di blu, anzi, di indaco.

L’erba alta era secca e bruciata dall’estate, ma fra di essa spiccavano centinaia di fiori di quel colore particolare che si lasciavano cullare dal vento.

Sigyn raggiunse Loki a bocca spalancata, poi in silenzio, come incantata, scese da Lykke ed accarezzò i fiori al suo fianco con le punte delle dite come per assicurarsi che fossero veri.

“Sono Vindrblóm.” parlò Loki mentre scendeva anche lui da cavallo. “Sono bellissimi.” sospirò la Vanir. Poi si voltò e finalmente sorrise ed lui non poté fare a meno che risponderle con un altro.

Lei camminava in mezzo al campo ed il sole le illuminava il viso, Loki la seguiva poco distante. Sembrava felice ed era bellissima.

“Come li hai trovati?” chiese Sigyn ancora non riuscendo a staccare gli occhi dalla meraviglia che aveva davanti per paura che fosse tutto un sogno.

Lui lasciò che Vindraustri seguisse la giumenta cremello che si godeva l’erba: “Quando ero piccolo venivo qui con mio fratello durante le nostre scappatelle, ma col tempo mi ero scordato di questo posto. L’ho ritrovato per caso qualche giorno fa e ho pensato che l’avresti voluto vedere.”

Tutta la rabbia sembrava essere lavata via dal bel volto di Sigyn, a quanto pare i Vindrblóm avevano veramente qualche effetto semi curativo, ma Loki si ricredette osservando i segni sullo zigomo e sulla mandibola che ancora non erano spariti del tutto.

La raggiunse per dirle qualcosa, ma Sigyn fu più veloce: “Scuse accettate.” sussurrò e furono improvvisamente vicinissimi. Loki rimase interdetto pur essendo Lingua d’argento, la Vanir gli aveva rubato le parole di bocca.

Toccò il suo zigomo segnato e ne seguì la linea fino ad arrivare alla mandibola stando attento a non farle male: “Non avrei mai voluto che ti capitasse una cosa del genere.” le disse ed era sincero. Non era mai stato particolarmente bravo a scusarsi, non gli veniva naturale, eppure era stato necessario.

Sigyn era arrossita perché erano ancora terribilmente vicini, ma aveva gli occhi serissimi: “Lo so, Loki, ma è successo comunque.”

Il principe pensò che con la luce che la investiva da dietro, le guance rosse e quei suoi occhi grigi pieni di verità assomigliava ad una regina di tempi antichi, fierissima e meravigliosa.

Poi, quando Sigyn si alzò in punta di piedi e lo baciò, lui rispose prontamente alle sue labbra che sapevano di estate e le strinse la vita perché aveva previsto che sarebbe successo.

Quando lei indietreggiò per prendere aria e Loki vide che troppi pensieri stavano per riempirle la mente, la ritirò verso di sé e lasciò che i suoi dubbi, le sue paure, si disperdessero fra i loro baci sotto al sole.

Sigyn sembrò perdersi completamente. Tutte le preoccupazioni e le lacrime che l’avevano tenuta dritta e rigida nei giorni passati si volatizzarono in quel momento ed anche se sapeva che sarebbero presto tornati, per qualche attimo sembrò dimenticarsi e le girò la testa.

Loki parve quasi percepire e la strinse forte mentre affondò le sue dita affusolate da mago nei suoi capelli di luna e le accarezzava le labbra con un bacio dopo l’altro.

La Vanir lo abbracciò come un marinaio che si aggrappa all’albero della nave in tempesta. Il Principe sentì come Sigyn gli cinse il collo con le braccia e per qualche assurdo motivo si allontanò leggermente dalle sue labbra per baciarle lo zigomo e la mandibola come per risanare le ferite e la strinse a se come per consolarla. Subito dopo si disse che era ridicolmente romantico, ma poi assaggiò nuovamente le labbra d’estate di Sigyn e si scordò di tutto ciò aveva pensato lasciandosi riempire dal calore del sole e quello prodotto dai loro baci.

Il tempo scorreva lentamente e sembravano esserci solo loro in tutto l’Yggdrasil. Ovviamente era solo un’illusione e Loki lo sapeva, il tempo passava come sempre nella sua perfetta ed eterna monotonia e la giornata non era più calda delle altre. Per qualche ora, però, valeva la pena farsi ingannare e quindi, dall’albero sotto al quale aveva cercato un po’ di fresco, volse lo sguardo verso la Vanir che vagava per il campo di Vindrblóm raccogliendo alcuni dei fiori indaco che intendeva portare con sé a palazzo.

Quando venne verso di lui i suoi capelli di luna erano scompigliati e le sue labbra rosee erano ancora gonfie dai baci. Era bellissima, splendente, e Loki le tolse di fiori di mano per tirarla verso sé e rubarle altri baci disfacendo completamente la sua treccia.

Sigyn si abbandonò completamente a lui rispondendo alle sue labbra quasi con disperazione. Non voleva pensare, non voleva sentire nient’altro che il sapore dei loro baci, la brezza leggera e la corteccia dell’albero sotto al quale giacevano.

Quando tornarono verso il palazzo il sole aveva ormai cominciato il suo percorso per tuffarsi nell'orizzonte. Si lasciarono avvolgere dal silenzio, era meglio così. Sigyn sentiva l’incanto della giornata passata svanire lungo la schiena come il calore dei raggi dorati che pian piano diminuiva. Si chiese a cosa stesse pensando Loki, ma non volle cercare parole per parlare e quindi non disse niente. Il luccichio delle guglie dorate di Asgard era quasi abbagliante e provocò a Sigyn un lieve mal di testa.

Si fermarono presso un’entrata alle cucine ed il Principe le disse che avrebbe portato i cavalli nelle stalle più tardi in modo che non venissero visti. La Vanir sussultò quando lui le afferrò la mano guidandola per le cucine vuote che presto si sarebbero affollate per i preparativi della cena.

Camminavano in fretta, con passi proibiti, e Loki la teneva vicino a sé maledicendo gli ampi corridoi che ampliavano ogni suono come in una caverna. Arrivarono all’ala sud senza che nessun si accorgesse di loro e prima che la Vanir potesse allontanarsi in fretta verso le sue stanze, il Principe le sollevò il mento per carpire un altro bacio dolcemente sfacciato, poi si dileguò in fretta.

ᛚᛋ

Sigyn entrò nelle sue stanze sentendosi come una bambina che si nasconde dopo una marachella grande e grossa. Posò i fiori indaco che ancora teneva in mano sulla sua vanità, poi però ci ripensò e li nascose sotto il suo cuscino. Si sentiva in preda ad un’agitazione profonda e temette che stesse per impazzire, o che lo fosse già.

La prima cosa che le venne in mente di fare fu ripulirsi. Nella sala da bagno si fregò il viso con dell’acqua fresca e senza rendersene conto fece portò le dita alle labbra bloccandosi ad osservare la sua immagine. Sto lavando via i baci di Loki, ragionò per un attimo, ma poi si diede della sciocca sapendo benissimo che neanche il più efficace dei saponi avrebbe potuto eliminare ciò che avevano fatto. Sigyn si strofinò il viso senza sapere se piangere o perdersi nel ricordo ancora ben vivido del principe che la abbracciava ed il sapore dolce delle sue labbra.

Ricompose i suoi capelli in un'acconciatura volutamente severa ed ordinata e si lasciò cadere sul letto, solo per accorgersi subito che non avrebbe trovato pace. Si rialzò e si diresse a passi veloci verso il balcone, aveva bisogno di aria.

Il tramonto imminente aveva rinfrescato il vento leggero che accarezzava la Città dorata ed il cielo stava incominciando a tingersi di rossi e gialli e rosa. In quel momento le mancò Vanaheimr con i suoi tramonti bellissimi.

Pensò a come molti popoli la chiamavano, Dea della Fedeltà, e si morse un labbro perché era la promessa sposa di Theoric ed aveva appena passato ore a scambiarsi baci con il Principe.

Cosa significa essere fedeli? Sicuramente essere leali al proprio futuro marito era un esempio, ma Sigyn era stata la Dea della Fedeltà già molto prima. Si poteva essere fedeli alla propria patria, come lei sicuramente era, ai propri cari, allo svolgimento di un avvenimento, alla storia, agli amici o a sé stessi. Per primi a sé stessi.

Le venne da piangere per davvero, ma corrugò la fronte ostinata e non lasciò cadere neanche una lacrima. Si sentiva tradita e la cosa peggiore era che la traditrice era proprio lei.

Come aveva potuto farsi incastrare da un patto così? Le vennero in mente le parole piene di rabbia che Loki gli aveva rivolto e ne comprese appieno il significato. “Non ti ingannare fino a quel punto.” le aveva sibilato e Sigyn scoprì con orrore che aveva ragione.

Non amava Theoric, anzi, la intimoriva, l’aveva picchiata e lei non avrebbe mai voluto sposare un uomo così. Pensò che se lo avesse fatto si sarebbe odiata, ma poi pensò anche a Vanaheimr ed alle persone tormentate dalla fame.

Si portò le mani al viso, era completamente persa.






 

1Per chi fosse interessato, significa “vento dell’est”

2Leggendario cavallo di Odino con 8 zampe

3Tipo di manto di cavallo molto chiaro

4Significa “portatore di fortuna”

Chapter 6: ᛚᛁᚦ ᚠᛄᚩᚱᚦᛁ - Lið fjǫrði

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ᛚᛁᚦ ᚠᛄᚩᚱᚦᛁ - Lfjǫrði

(Continuo quarto)

 

 

Loki si era steso sul suo letto liberandosi dai vestiti ancora bollenti del sole della giornata passata e si godeva la fresca aria della notte. Si portò l’indice alle labbra inumidendolo per poter sfogliare meglio la pagina del libro che stava leggendo. Si trattava di un piccolo manuale su incantesimi che coprivano dalla vista altrui. Sua madre era riuscita a procurarselo da un mercante che glielo aveva venduto a poco prezzo senza sapere che cosa avesse effettivamente fra le mani; il volume era vecchio, degno di una biblioteca reale, chiunque con un minimo di esperienza riguardo libri avrebbe preteso un prezzo alto. Del resto Frigga aveva sempre avuto l’occhio per i buoni affari.

Si mise più comodo stiracchiandosi. La candela era appena consumata il che preannunciava una lunga notte di lettura ed aveva richiesto un corno di idromele dolce. Sarebbe stata una notte deliziosa.

Sentì bussare alla sua porta e poco dopo entrò una donna alta e dal corpo sinuoso che decisamente non era la vecchia serva a cui aveva chiesto di portagli da bere originariamente. La Æsinna si era sciolta i capelli dorati che solitamente le ancelle tenevano raccolti e si era palesemente slacciata una spallina del vestito sperando di farlo passare come un caso.

Gli porse l’idromele allungandosi su di lui in modo che le sue ciocche sfiorassero il suo petto nudo e che Loki potesse intravvedere il suo seno pieno. La serva si rimise in piedi lentamente e si leccò le labbra con studiata precisione: “Spero gradiate l’idromele, mio Principe.” disse. “Se non vi piace posso rimediare io.” aggiunse poi quasi sospirando.

Loki allungò la mano verso di lei e tracciò la curva del suo fianco, era tentato. “No, è tutto. Puoi andare.” le disse chiedendosi il perché della sua decisione improvvisa.

L’ancella uscì con un broncio sulle labbra, e Loki pensò a ai capelli di luna di Sigyn nei quali aveva affondato le sue dita mentre la baciava. Prese un sorso di idromele e chiuse il libro pensoso.

ᛚᛋ

L'oscurità nega la vista a tutti se non a Heimdall, ma spesso il buio rende i pensieri ancora più vividi. Essi bruciano come fiaccole disturbando il sonno con la loro luce danzate e Sigyn quella notte avrebbe dato tutto perché Nótt1le donasse un po’ di riposo.

Non appena riusciva ad addormentarsi pensando al sapore delle labbra di lui, la sua mente diveniva inquieta, ronzante di immagini e lei spalancava gli occhi rimanendo delusa dall’alba che tardava e rendeva la notte lunga ed insopportabile.

Dopo ore di strazio non le rimase che dar ascolto ai pensieri, perché spesso essi pretendono di essere considerati e stavano quasi urlando nelle orecchie della Principessa reclamando la sua attenzione. Quindi seguì le loro strade tortuose e ciò che avevano da dire ed alla fine di lunghi discorsi, la sua mente le diede un verdetto chiaro e preciso.

Dopo un po’ Sigyn cadde nuovamente in uno spiacevole dormiveglia e sognò, o forse si immaginò, di essere l’auriga di un carro trainato da un cavallo veloce di nome Forlǫg (destino). Le redini davanti a sé svolazzavano nel vento della cavalcata, ma non erano fatte di pelle, bensì di filo rosso come quello del destino che le Norne2 tessevano meticolosamente per ogni essere dell’Yggdrasil. Il legno del carro rantolava sotto i suoi piedi e il cavallo correva veloce galoppando qua e là a suo piacimento. Sigyn sapeva benissimo che sarebbe stato semplice guidare il carro, bastava prendere le redini in mano, ma per qualche motivo continuava a guardarle svolazzare e non allungava le mani.

Quando si svegliò nuovamente fu sopraffatta da una consapevolezza terribile. Non aveva le redini del suo destino fra le mani. Non che le avesse mai avute, aveva deciso ben poco della sua vita fino a quel momento. Fino a quando non si era alzata in punta di piedi e aveva baciato Loki per il semplice fatto che lo volesse fare, era bastato solo quello.

Si alzò dal letto e si tolse di dosso la camicia da notte madida di sudore e fece un bagno piacevolmente freddo che le provocò la pelle d’oca lungo la schiena. Avrebbe sposato Theoric con la prossima luna, le rimanevano tre settimane ed in quel tempo, si disse, in quel tempo avrebbe stretto le redini del suo destino con tutta forza e sarebbe stata fedele a sé stessa ed al suo cuore. Per prestare fedeltà a Vanaheimr ci sarebbe stato tempo dopo, ma per il momento Sigyn decise che avrebbe vissuto come lo desiderava davvero e si disse che se lo meritava, come un grande respiro che si prende prima di tuffarsi in acqua.

Il corpo le solleticava, fremeva. Si buttò addosso la prima vestaglia che trovò ed uscì quasi correndo dalle sue stanze battendo in velocità i raggi del sole che ancora faticavano a vincere sulle lunghe ombre della notte.

Per arrivare all’ala nord era necessario attraversare l’intero palazzo, ma Sigyn aveva i passi leggeri e nessuno si accorse di lei.

ᛚᛋ

Loki percepì i passi lievi ancora prima che essi fossero seguiti da un breve e frettoloso bussare alle sue porte. Lunghi anni trascorsi su campi di battaglia con la possibilità di essere sotto attacco ogni momento gli avevano donato un sonno leggero, era sempre all’erta. Sigyn piombò però nella stanza prima che lui potesse del tutto alzarsi dal letto. Aveva il respiro veloce e gli occhi grandi.

“Sigyn, sei impazzita?” sibilò, lei gli venne incontro: “Loki!” Parve accorgersi solo in quel momento del suo petto nudo ed abbassò in fretta lo sguardo. La realizzazione di ciò che stava facendo la colpì in viso e sul petto con violenza e si diede della stupida per la sua impulsività. Cosa pensava di fare?

Quando la Vanir rialzò lo sguardo Loki vide nei suoi occhi grigi un mare in tempesta. Vi erano disperazione, paura, ansie, rabbia e qualcos’altro di più dolce a cui Loki non voleva dare il nome e tutto ciò sembrava cozzare l’un con l’altro come onde alte e potenti.

Vide il principio delle lacrime bagnarle le ciglia e subito dopo Sigyn lo baciò, la bocca piena di domande e Loki accarezzò le sue labbra, ma tutte le risposte non le aveva neanche lui. Non si perse completamente come lei però ed ad un certo punto si allontanò da lei e fece scorrere le mani dalle sue spalle lungo le sue braccia fino ad arrivare ai suoi polsi.

“Cosa c'è? Se ti avessero visto…” E se ci fosse stata qualche donna con me. Voleva suonare come un rimprovero, ma Sigyn aveva gli occhi lucidi, sembrava quasi drogata, così il principe si rimangiò la sua lingua d’argento e la fece sedere sul letto porgendole il suo corno con un resto di idromele.

Sigyn si domandò se fosse stato meglio andare via ed inghiottire tutti i suoi pensieri come aveva sempre fatto, ma temeva di soffocare nel tentativo. Loki si era messo una camicia ed poi si era seduto sul letto a suo fianco. La osservava con uno sguardo profondo e tagliente e la Vanir era sicura che stesse leggendo tutti i suoi pensieri.

“Crisi di coscienza?” parlò poi, forse in modo eccessivamente tagliente perché Sigyn si imbronciò.

“Avevi ragione.” sussurrò e per qualche motivo desiderò avere un altro corno di idromele. Il Principe alzò un sopracciglio: “Ho ragione molto spesso.”

Lei si passò le mani sul viso e Loki notò quanto fosse stanca. “Sull’inganno, intendo. È vero, mi sto ingannando da sola, ma non posso fare altrimenti. Vanaheimr ha bisogno di questo matrimonio, ha bisogno di me.” parlò ritrovando la forza di volontà che l’aveva animata nelle sue stanze.

Lui le regalò un sorrisetto sarcastico, ma allungò la mano per spostarle una ciocca di luna. “Mi chiedo quante più guerre avremmo vinto se i nostri Einherjar fossero così leali come lo sei te, ma del resto ti chiamano Dea della Fedeltà.”

Sigyn si morse la lingua, era l’ultimo momento per lasciar perdere e tornare nelle sue stanze da brava promessa sposa, ma parlò comunque. “Fra tre settimane io sposerò Theoric e ho intenzione di essere una moglie come si deve.” incominciò e prese un gran respiro che comunque non le riempì i polmoni come avrebbe voluto. “Non sono ancora sposata però ed anch’io ho il diritto di assaporare la mia vita. Voglio…” non trovava le parole giuste.

Loki la baciò con labbra bollenti: “Vuoi questo.” soffiò con un ghigno e Sigyn non poté fare altro che annuire.

Il Principe si alzò guardandola dall’alto: “È un’idea allettante, ma è rischioso. Cosa ne sarà della tua reputazione se ci vedessero insieme.” disse in tono non cattivo, ma ponderando le parole. In realtà aveva deciso dal primo bacio che si erano scambiati che l’avrebbe voluta vedere, baciare di nuovo e parlare con lei di magia, ma era curioso di scoprire quanto in là fosse pronta a spingersi Sigyn.

Si alzò anche lei e furono terribilmente vicini, ma non era un momento di baci. L’uno guardava la mente dell’altra e la Vanir percepì una complicità mai sentita prima. “Tu sei un mago potente. Non conosci qualche incantesimo per… cosicché non ci possano vedere intendo.”

Loki quasi rise: “Pensavo che non ti piacessero i miei trucchetti. Cosa ti ha fatto cambiare idea?” Sigyn arrossì e lui pensò che fosse deliziosa.

La Vanir abbassò lo sguardo, forse quell’intesa se l’era solo immaginata, del resto cosa c’era fra lei e Loki? Dei baci rubati in un campo di fiori blu, tutto qua. “È un’idea sciocca, Theoric se ne accorgerà. Non dovrei essere qua, scusami.” disse e pensò che si sarebbe ritirata nelle sue stanze a leccarsi le ferite e piangere. Ma il Principe le cinse la vita e cercò le sue labbra ridendo e Sigyn avrebbe voluto dargli uno schiaffo.

“Come promessa sposa non hai alcun dovere di passare tutto il tuo tempo con quell’idiota di Theoric, e poi potrai attendere tutti i balli e le occasioni pubbliche con lui. No, Sigyn mia cara, non mi preoccuperei, un sasso sarebbe più intelligente del tuo futuro sposo, non si accorgeranno di nulla.”

Il cuore della Vanir batteva forte e si morse un labbro insicura, poi però Loki la baciò ancora cancellando tutti i suoi dubbi.

Così saldarono il loro patto dando vita al caos e se ne resero conto, ma il Dio dell’Inganno lo conosceva bene e Sigyn, se pur spaventata lo seguì perché alcune volte è necessario.

Non era un dramma, il caos trova spazio in molte vite dell’Yggdrasil, l’importante era non farsi travolgere.

 

 

 

 

 

 

1Dea dalla notte, cavalca il suo cavallo Hrímfaxi portando la notte a tutti gli Æsir

2tre entità solitamente rappresentate in forma di vecchie che tessono il filo del destino (equivalenti alle Moire greche)

Chapter 7: ᛚᛁᚦ ᚠᛁᛘᛘ - Lið fimm

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ᛚᛁᚦ ᚠᛁᛘᛘ - Lið fimm

(Continuo quinto)

 

 

Sigyn chiuse gli occhi catturando tutte le sensazioni di cui riusciva rendersi conto. La più forte era il profumo inebriante della pelle di Loki, lì dove la sua fronte poggiava nell’incavo del suo collo e poteva sentire la sua mandibola affilata sfiorarle il capo. C’era però anche il vento che si infilava fra i suoi capelli di luna rinfrescandole la sua mente ed in netto contrasto la mano bollente del Principe le cingeva la vita. Il sapore della libertà.

Era Mið-sumar 1 e Sigyn aveva passato la mattinata al fianco di Frigga, che sembrava apprezzare la sua compagnia, aiutandola a dare disposizioni ed organizzando le decorazioni Giardino reale. Il Solstizio di estate era un gran evento ad Asgard come a Vanaheimr e la Principessa aveva sempre contato la festa fra le sue preferite. Le piacevano le decorazioni di fiori e nastri e pensando alle danze al lume dorato dei falò le si riempiva il corpo di calore.

Quella mattina però era distratta e la Regina aveva dovuto riportarla alla realtà più volte provocando sguardi di rimprovero da parte di Freija. A Sigyn non importava, non era più una bambina già da un pezzo ormai ed era felice. Sapeva che si trattava di uno stato temporaneo e quando se lo ricordava vi era una velo odi amarezza che le riempiva la bocca, ma poi si diceva che tutte le emozioni sono passeggere e che quindi, infondo, non c’era da preoccuparsi.

Loki era venuto appena si era trovata sola, quando il sole era alto e di fuoco ed i membri della corte andavano a ripararsi sotto le alte colonne dorate. Era diventato il loro momento, quando tutti scappavano dai raggi scottanti loro si lasciavano bruciare dalla luce e sparivano agli occhi abbagliati degli Æsir.

Sigyn si era lasciata rapire ridendo e poi si erano avvolti nell’incantesimo che il Principe le aveva insegnato e che lei aveva appreso in fretta. Così si allontanavano dal palazzo celati alla vista di altri, scambiandosi baci frettolosi, che non potevano aspettare, e si spingevano nei boschi, verso il fiume… Loki sembrava conoscere un’infinità di posti che per un po’ appartenevano solo a loro.

ᛚᛋ

Le aveva assaggiato le labbra a lungo ed ogni volta che si era dato del romantico disperato, Sigyn aveva preteso un altro bacio ancora ed allora lui si era scordato, anzi, si era detto che non importava.

I momenti di urgenza rovente erano terminati e le ombre iniziavano ad allungarsi lentamente, ma Loki sapeva già che l’avrebbe baciata nuovamente.

Era seduto con la schiena contro la roccia calda che il fiume aveva minuziosamente lavorato col tempo. Sigyn aveva nascosto il viso nell’incavo del suo collo, le gambe appoggiate sulle sue, stava pensando e lui la lasciò in pace.

Lei alzò il capo e poso le sue labbra sulla sua mandibola. L’incantesimo stava giungendo a termine, lui lo sapeva ed anche lei lo percepiva, quindi la tirò verso di sé e catturò le sue labbra per un altro po’.

“Dobbiamo tornare.” disse la Vanir con un piccolo broncio che le increspava le labbra gonfie e che Loki aveva imparato ormai a riconoscere. Si alzò tirandola su con sé, ma non disse niente, desideroso di mantenere la loro piccola illusione ancora per un po’.

Tornarono a palazzo avvolti dalla magia e silenziosi.

C’erano state altre donne in passato, addirittura nel suo letto, ma con Sigyn era diverso. Gli piaceva il sapore delle sue labbra, ma anche parlare con lei di incantesimi e rune magiche ed il modo in cui riuscivano a stare insieme in silenzio seguendo ognuno i propri pensieri, ma pur sempre godendo della presenza dell’altro. Si chiese se era il caso preoccuparsi o se stesse impazzendo.

ᛚᛋ

Sigyn riuscì a sgusciare nelle sue stanze giusto in tempo prima che le ancelle di Freija arrivassero per vestirla. Sua zia era chiaramente convinta del fatto che non fosse in grado di scegliere un abito appropriato da sola, ma la Principessa aveva ancora le labbra rosse di baci e felicità e così si lasciò lavare e vestire senza opporre resistenza.

A Mið-sumar si ringraziava per i raccolti abbondanti e la fertilità e perciò le ancelle le intrecciarono fiori nei capelli e massaggiarono la sua pelle con oli profumati.

L’ultimo pizzico di sapore di libertà svanì dalla sua lingua quando si guardò allo specchio. Fasciata in un abito rosa pallido dalla stoffa leggera come aria e con una scollatura decisamente esagerata, era meravigliosa. Bellissima ed accattivante allo stesso tempo, la perfetta accompagnatrice per una festa.

Le venne in mente che l’uomo con cui avrebbe passato la serata non era affatto quello di cui conosceva così bene il sapore delle labbra, ma il suo promesso sposo dalla barba ispida e rossiccia che l’aveva picchiata. Sentì l’impulso di strapparsi tutto di dosso. Non voleva essere bella per Theoric.

Pensò alla mani di Loki che si impigliavano nei suoi capelli quando si chinava a baciarla ed a come la teneva per la vita e quindi diede un’ultima occhiata alla sua immagine nello specchio, si leccò le labbra e si dipinse sul viso un sorriso di perfetta contentezza.

Voleva continuare a passare lunghe ore con Loki ed osservare i suoi occhi chiari quando pensava e perciò la segretezza era indispensabile. Si alzò pronta per la serata come una valchiria che si prepara alla battaglia.

ᛚᛋ

Il Giardino reale era stato allestito con cura e sembrava di trovarsi in un immenso mazzo di fiori che profumavano l’aria in modo quasi troppo intenso. Al centro era stato acceso un grande falò che inondava tutto di una luce dorata e calda che andava a mescolarsi con quella bassa del sole che non sarebbe tramontato ancora per un po’, del resto era la giornata più lunga dell’anno.

Su un palchetto rialzato, oltre al Padre Tutto e la Regina, troneggiava anche Freija, bellissima e dalle labbra rosse. Alcune coppie si avvicinavano a lei per far benedire un figlio in arrivo o si rivolgevano a lei per un matrimonio felice e di lunga durata. La Dea della Fertilità e Desiderio era nel suo elemento e suo fratello gemello Freyr sembrava quasi svanire al suo fianco.

Maledizione, imprecò Loki fra i denti quando lo raggiunse lo sguardo indagatore di Fandral. Avrebbe dovuto portare qualche ragazza come accompagnatrice, ma per qualche assurdo motivo (non osava neanche pensare che fosse per via della Principessa Vanir) non aveva avuto voglia di invitare nessuno, ed ecco che si trovava a dove dare fastidiose spiegazioni.

Trovare il Principe corvino senza accompagnatrice un volta era strano, ma vederlo solo per la seconda festa di fila, perlopiù per Mið-sumar, faceva quasi sorgere preoccupazioni; addirittura Hogun aveva finalmente a suo fianco l’ancella bionda.

Thor, accompagnato come al solito da Sif, che sembrava dare tutto per scambiare l’abito giallo che aveva addosso con la sua armatura, lo scrutò con uno sguardo interrogativo, ma non disse nulla.

“Accidenti, Loki! Qualche strega ha lanciato una maledizione su di te per scacciare tutte le donzelle?” fece Fandral dandogli una pacca sulle spalle. A lui gliene importava decisamente troppo delle donzelle.

“Semplicemente trovo ridicolo che durante questa festa sembri improvvisamente sbocciare amore da tutte le parti, quando veramente è solo un’occasione per gli uomini di portarsi a letto qualche bella ragazze e per le donne più disperate di trovare qualcuno altrettanto disperato con cui condividere il resto della vita in un patetico matrimonio.” disse in un tono che uscì più duro di quanto volesse.

“Ahi-ai, Lingua d’argento è di mal umore. Faremo meglio a cambiare argomento se non vogliamo farci riempire di insulti.” lo cantilenò giocosamente Volstagg e per una volta il Principe corvino gli fu quasi grato.

Pensare ad altro fu comunque impossibile perché in quel momento comparve alla sua vista Sigyn. Il suo vestito aveva il colore di rose selvatiche e pronunciava la morbida curva del suo seno, portava una sottilissima catenina d’oro con una gemma verde che sicuramente valeva una fortuna e che accompagnava perfettamente i suoi orecchini. Era perfetta ed a Loki venne l’impulso infantile di correrle incontro.

Osservò il suo viso e ne rimase quasi stupito. Non c’era traccia della paura che vi aveva visto durante il primo ballo, il suo sorriso era impeccabile ed il viso alto e fiero. Una punta di invidia gli seccò la bocca.

Odino scese dal palco ed offrì la sua mano a Frigga che lo seguì. Con un cenno della mano del Padre Tutto cominciò la musica e presto altre coppie si unirono al Re e Regina per ballare intorno a fuoco.

Thor gli disse qualcosa riguardo dell’idromele particolarmente dolce e poi sparì insieme a Sif per ballare, ma Loki non ci fece caso. Il suo sguardo seguiva il vestito ondeggiante di Sigyn che ballava con il suo promesso sposo. Sembrava quasi divertirsi, sorrideva proprio quando doveva farlo ed anche quando Theoric la faceva volteggiare eccessivamente vicino alle fiamme con quelle sue mani tozze.

Sentì qualcosa di fastidioso incrinarsi dentro di sé. Sigyn rideva quando erano insieme e lui le baciava le sue labbra felici. Forse era colpa delle fiamme inquiete che lanciavano strane ombre danzanti su tutti, ma a Loki il sorriso che la Vanir aveva sul viso in quel momento non sembrò poi così diverso da quello che lei gli rivolgeva di solito.

Si fece portare un corno di idromele e distorse lo sguardo da lei, era inutile farsi logorare dalla gelosia, infondo non aveva scelta e questa volta non sarebbe andato a chiederle un ballo.

La serata sarebbe potuta passare come sopportabile se Freija non si fosse alzata ad un certo punto richiamando l’attenzione di tutti i presenti.

Parlò con voce mielosa, in modo che tutti pendessero dalle sue labbra: “Æsir, Vanir, oggi è un giorno speciale e sono deliziata dal poter festeggiare con voi la lunga notte di Mið-sumar!” Dalla folla arrivarono esclamazioni ed applausi. “Ma abbiamo anche un altro motivo per celebrare! Presto vi sarà un matrimonio che onorerà la lunga amicizia fra Asgard e Vanaheimr!” proclamò a gran voce e lo sguardo di Loki fu su di lei, bruciante.

Freija portò le braccia verso la gente: “Principessa Sigyn, mia nipote, e Theoric, figlio di Atgervi, venite, cosicché io possa benedire la vostra unione!”

Loki strinse la mascella e combatté furiosamente l’impulso di lasciarsi fra la folla, strappare Sigyn dalle grinfie di quell’idiota di suo futuro marito e reclamarla come sua. Mia, gridava la sua mente.

Voleva che lei lo guardasse e che potesse leggere nei suoi occhi che anche lei lo volesse come suo, ma la Vanir gli dava le spalle e senza degnarlo di uno sguardo si mosse verso Freija, la mano alta e stretta in quella di Theoric ed il sorriso impeccabile.

Se ne andò prima di poter sentire la voce zuccherosa della Dea pronunciare anche solo una parola. Percepì uno sguardo inquisitore da parte di Thor, ma non gli importava. Voleva trovare qualche bella ragazza, portarsela nelle sue stanze insieme a dell’idromele e cancellare dalla sua mente l’immagine di Theoric che teneva Sigyn fra le sue braccia. La sua Sigyn, quella di cui conosceva a memoria il sapore delle sue labbra e la voce, la stessa che aveva appena sorriso docilmente al suo futuro sposo.

Entrò nei suoi appartamenti furente e voltandosi trovò un Æsinna dalla bocca piena e lunghi boccoli rossi che aveva iniziato a svestirsi. L’ho fatta venire con me, si disse eppure era riuscito a scordarselo nel giro di pochi minuti. Con una smorfia si accorse che non voleva neanche quello e la mandò via provocandole un’espressione confusa.

Si tolse l’elmo e si buttò dell’acqua fredda sul viso sperando che rinfrescasse anche la sua mente e poi spalancò le porte del balcone con un gesto nervoso della mano ed una scintilla verde in modo che entrasse il vento della sera. Il cielo era ancora chiaro e sentiva il chiacchiericcio proveniente dalla festa anche lì, insopportabile.

Era furente perché non gli piaceva come Theoric aveva stretto Sigyn con la vita, ma soprattutto era arrabbiato con sé stesso per esserne rimasto così infastidito. L’ultima volta in cui aveva sentito la morsa dell’invidia così fortemente era stato quando suo padre aveva gloriosamente consegnato Mjöllnir a Thor, guardando lui quasi scrollando le spalle come per dire “Tu hai la magia.” .

Condivideva qualcosa di particolare con Sigyn, al contrario delle altre donne non si stancava mai di stare con lei, le suo domande non erano mai tediose e non si stancava mai di baciarla. Illusione, sorrise amaramente tra sé e sé. Lei avrebbe sposato Theoric e del resto cosa pensava di fare? Non permettere alla Principessa Vanir, erede al trono di Vanaheimr, di sposarsi, solo per poterla portare via con sé per parlare e scambiarsi baci? Assurdo, decise, ma il senso di gelosia non lo mollò.

 

 

1Solstizio d’estate

Chapter 8: ᛚᛁᚦ ᛋᛖᛏᛏᛁ - Lið sétti

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ᛚᛁᚦ   ᛋᛖᛏᛏᛁ   - Lið  sétti

(Continuo  sesto )

 

 

Sigyn alzò per l’ennesima volta lo sguardo dal libro e sbuffò non appena se ne accorse, era ormai da più di un’ora che cercava di leggere la stessa pagina senza successo. Ogni qualche parola si distraeva scordandosi cosa aveva appena letto e così le toccava cominciare da capo.

Si era messa sotto un portico poco frequentato da cui si aveva una buona vista sulle ampie scalinate che portavano alla biblioteca, mantenendo comunque il privilegio di non essere scoperti da altri. Era il posto perfetto per farsi rapire da un certo Principe, ma lui si stava facendo attendere.

La Vanir cercò di mettersi più comoda sul triclinio, le si era addormentata un piede, e si strofinò gli occhi accecati dalla forte luce del mezzogiorno. Loki non era mai in ritardo e in qualche modo era sempre riuscito a trovarla. Si chiese se fosse successo qualcosa e la preoccupazione le venne improvvisamente a mordere le caviglie salendo lungo alle gambe e fino alla schiena.

Poi però lo vide. Il Principe stava salendo le larghe scale di marmo accompagnato da due altri uomini che Sigyn riconobbe come membri del Consiglio di Odino. Si diresse con loro verso gli scaffali dove venivano conservati vecchie pergamene di trattati politici, accordi commerciali ed una vasta gamma di documenti che riguardavano la politica ed il commercio fra i Nove Regni dell’Yggdrasil.

Preparazioni per una delegazione, suppose Sigyn. Non a caso Loki veniva chiamato Lingua d’argento ed il Padre Tutto era solito incaricare lui di molti viaggi di ordine diplomatico, il che faceva infuriare la maggior parte delle persone che rimanevano senza voce davanti alle astute parole del Principe corvino.

Non sembrava però in procinto di partire, parlava gesticolando con i due membri del Consiglio, come se stesse dando delle indicazioni, ed infine consegnò loro una pergamena. I due Æsir annuirono e poi se ne andarono con un breve inchino.

Loki rimase solo e per un attimo Sigyn pensò che stesse per venire da lei, poi però, apparentemente senza neanche essersi reso conto della Principessa, cominciò a scendere la gradinata. Non c’era nessuno che l’avrebbe potuta vedere e così la Vanir scattò in piedi abbandonando il libro sui cuscini e si affrettò a raggiungere le scale.

Lui era ormai già arrivato in fondo e così Sigyn lo chiamò senza alzare troppo la voce: “Loki!” Il Principe si girò verso di lei arrestandosi, ma la sua espressione era seria e quando lei lo raggiunse non la abbracciò come faceva di solito. Rimase lì a guardarla con le sue mani sui suoi avambracci, quasi come per allontanarla.

Gli occhi grigi di Sigyn si fecero pieni di domande. “È successo qualcosa?” chiese, la voce velata da preoccupazione. “No” rispose lui ma il suo viso rimase di ghiaccio. “Sono impegnato oggi e tu dovresti fare più attenzione, è stato sciocco seguirmi qui sulle scale, avrebbero potuto vederti.” aggiunse poi e vide lo sguardo di lei incupirsi.

“Non c'è nessuno Loki.” disse la Vanir con le labbra imbronciate. Lui si allontanò definitivamente da lei: “Ad ogni modo ho cose da fare.” dichiarò volgendosi verso gli ultimi scalini.

Sigyn lo rincorse e gli si piazzò davanti prima che potesse fare anche solo due gradini, aveva la fronte corrugata e gli occhi grandi: “Cosa c'è?” domandò. “Niente.” continuò lui, ma il suo tono si era indurito. Cercò di scansarla, ma la Principessa non lo fece passare. “Non è vero, bugiardo.” gli disse e Loki sgranò gli occhi. Sfacciata.

Le regalò un ghigno cattivo, tagliente, lei non indietreggiò. “Non credo che mi dovresti parlare così Principessina.” sibilò e vide come la delusione si dipingeva pian piano sul suo bel viso. Lo scrutò a lungo, i suoi occhi grigi incatenati nei suoi di smeraldo, poi, improvvisamente, il volto di Sigyn si illuminò e rise cristallina.

Loki batté le palpebre confuso. “Loki, sei geloso!” disse allora lei, il sorriso ancora sulle labbra. Si alzò in punta di piedi per dargli un bacio, ma lui volse il viso contrariato lasciando che gli baciasse solo la mascella. Non disse che non era vera, perché l’accusa di Sigyn era fondata, ma d’altro canto lei ne era in parte responsabile.

“Non sembravi poi così scontenta con Theoric ieri sera.” obbiettò senza concederle un tono più dolce. Lo sguardo di lei tornò più serio: “Nient’altro che una maschera, Loki. L’hai detto anche tu, questo… noi… deve rimanere assolutamente segreto e lo sai bene quanto me che dipingersi un sorriso di convenienza sul viso è spesso più semplice che far vedere le proprie.” disse e gli sfiorò il viso con la punta delle dita.

Loki si lasciò sfuggire un mezzo sospiro, quasi arrabbiato per la sua infondata gelosia, poi lasciò perdere e la baciò tirandola a sé.

ᛚᛋ

Era pomeriggio ed ormai già troppo tardi per svignarsela di nascosto, perciò, se non si potevano scappare lontano dal palazzo, l’unica opzione era nascondersi proprio lì, fra tutti, ma allo stesso tempo celati ai loro sguardi.

Loki e Sigyn camminavano mano in mano per gli alti corridoi, avvolti da un incantesimo di occultamento, ma attenti comunque a non fare rumore. Capitò loro più di una volta di trovarsi ad un soffio da una guardia o una ancella indaffarata ed allora trattenevano il respiro immobili.

Il Principe aprì le porte delle sue stanze con la magia in modo che non emettessero alcun suono e poi finalmente sgusciarono dentro, Sigyn emise un sospiro di sollievo.

Si accorse che era in realtà la prima volta che effettivamente vedeva le stanze di Loki, quando era venuta l’ultima volta, disperata ed in preda all’angoscia, il buio aveva avvolto tutto.

La stanza centrale era grande e con il soffitto alto appena sotto al quale vi era una cornice decorativa in legno intagliato con oro che mostrava alcuni motivi personali di Loki, oltre a quelli della casata reale di Odino. La parete frontale alla porta di ingresso era occupata da un ampio balcone con due entrate che inondava la stanza di luce. Vicino ad esso c’era il suo letto riccamente ricoperto di lenzuola di seta verde e gialla e circondato da pelli di pecora e tappeti che Sigyn riconobbe come provenienti da Vanaheimr. Vi anche un piccolo tavolo, una poltrona, un triclinio ed un’ampia libreria, ma si rese conto che essa conteneva solo volumi classici, Loki doveva avere un luogo nel quale teneva i volumi più preziosi. Infatti, vi erano tre stanze adiacenti a quella principale di cui una doveva essere quella da bagno, la seconda molto probabilmente il suo studio privato dove teneva tutti i suoi libri più pregiati ed aveva la sua scrivania e riguardo l’ultima, che sembrava più piccola rispetto alle altre, Sigyn ipotizzò che si potesse trattare di una piccola armeria personale.

Loki lasciò che si guardasse attorno e quando il suo sguardo cadde sulla porta del suo studio, le lanciò un sorriso malizioso e le permise di entrare e rovistare fra la sua collezione di libri. Alquanto sfacciata, se non fosse stato per tutti i baci che si erano scambiati lungo il tragitto, avrebbe quasi potuto sospettare del fatto che Sigyn lo aveva seguito nelle sue stanze solo per accedere alla sua libreria personale. Sapeva che non era così però e quindi, mentre lei si perdeva fra rune ed antiche copertine piene di polvere, Loki si accomodò sul suo letto ed allungò la mano verso il libro che aveva abbandonato sul comodino.

Rialzò lo sguardo quando la Vanir si lasciò cadere sul letto a suo fianco. Aveva in mano tre volumi, due sull’uso di piante per intrugli vari ed uno su incantesimi telepatici. Lui le rivolse uno sguardo interrogativo ed alzò un sopracciglio quasi per prenderla in giro. Sigyn arrossì sulla punta del naso: “Me li potresti prestare?” chiese. Loki si concesse un sorrisetto fra sé e sé: “Fammici pensare.” le disse.

Lei sorrise soddisfatta per il momento e volse lo sguardo verso il libro che lui teneva in mano: “Tu invece cosa leggi?” domandò. “Su come viaggiare fra i vari regni dell’Yggdrasil senza il Bifröst.” spiegò. Lei lo guardò intrigata: “È possibile? Ho sentito alcune leggende su passaggi nascosti tra mondi, ma pensavo che si trattasse storielle da festa.”

“Tutto va a finire in storie prima o poi, bisogna solo capire se si tratta della Storia sacra a Sága1 o quella che viene dall’immaginazione di qualche sbronzo. Come i tuoi Vindrblóm2, Sigyn”

“Hai ragione.” le toccò ammettere e poi appoggiò il suo capo sulla sua spalla e seguì il suo sguardo lungo la pagina.

Stettero così per un po’, leggendo assieme e godendo della reciproca compagnia, poi Loki chiuse il libro e rubò alla Vanir quelli che ancora teneva fra le mani. “Ho pensato” disse sorridendo maliziosamente: “Te li presto volentieri, ma c'è un piccolo prezzo da pagare.” le disse e poi unì il suo sorriso al suo.

Loki si rese conto che quei baci erano diversi da quelli che si erano dati in precedenza, erano sempre urgenti, ma in un certo senso quasi scottanti e Sigyn fremeva tra le sue braccia. Si rese conto in quel momento del fatto che si trovavano sul suo letto e che fino a quel momento non l’aveva mai avuta. La realizzazione gli arrivò così in fretta che gli fece girare la testa.

Improvvisamente sembrò rendersi conto anche lei della situazione e si allontanò con il respiro corto e le labbra gonfie per guardarlo in viso. Poi, lentamente, quasi temesse di fare qualcosa di sbagliato, gli baciò la mandibola, il collo e portò le sue mani sul suo petto.

Loki le prese la mano dolcemente ma la allontanò facendo riempire gli occhi grigi di Sigyn con domande. Inclinò leggermente il viso: “Non sai cosa stai chiedendo.” la avvertì. Lei sembrò pensarci su un attimo: “Invece credo di sì e so che è sbagliato, ma allo stesso tempo sembra tutto così giusto.” sussurrò piano, rossa in viso. Lui si sentì invadere da un calore improvviso ed era sicuro che le sue pupille si fossero appena dilatate.

La baciò come lo aveva fatto lei fino a poco prima, poi però si rese conto di ciò che stava per succedere e si ritrasse un’altra volta. “Sei sicura?” le chiese fissandola intensamente. Sigyn lo guardò serissima ed allo stesso tempo aveva lo sguardo di fuoco: “Sì. Lo voglio. Ti voglio.” disse ed il mondo sparì intorno a loro.

Loki si sforzava di fare con calma, ma lei non sembrava per niente spaventata e così le baciò il collo candido stando attento a non lasciare segni che qualcuno avrebbe potuto vedere successivamente. Lentamente scendeva più in basso e man mano che le sfilava il vestitosi prendeva alcuni momenti per ammirare le sue forme e poi ricoprire la pelle che aveva scoperto con baci. Sigyn si tendeva come un arco, alle sue labbra scappavano sospiri e Loki pensò che fosse bellissima con i suoi capelli di luna sparsi sulle lenzuola e le labbra socchiuse.

Accarezzò le sue curve cercando di ricordarsele e la baciò a lungo finché lei non gli donò uno sguardo di fuoco e gli sbottonò la camicia con movimenti frenetici.

Quando la fece sua, lo sguardo grigio di Sigyn era meraviglioso. Vie era fierezza, coraggio ed anche quel sentimento più dolce che Loki non voleva nominare. Lasciò che nascondesse il viso nell’incavo del suo collo e la strinse forte finché il corpo di Sigyn si sciolse ed si sentì a suo agio. Ebbe comunque paura di farle male e così si mosse piano, poi però lei gli morse il collo e gli domandò con gemiti spezzati di più e si persero entrambe nel vortice che avevano creato.

Successivamente l’amò di nuovo ed un’altra volta ancora, poi, quando la abbracciò esausto e lei si strinse a lui accettò la lucidità che portò con sé gli impegnativi pensieri riguardo ciò che avevano appena fatto.

Lo percepiva chiaramente il Caos e sapeva che la stessa cosa valeva per Sigyn. Con le dita le tracciò delle linea astratte sul suo fianco rotondo e pensò che lei non doveva preoccuparsi perché lui era il Dio dell’Inganno e il Caos lo conosceva bene, ma non disse niente e così pian piano arrivò il buio della notte ad avvolgerli.

 

 

 

1Dea della Storia, appare anche nell’introduzione

2Per chi non se lo ricordasse, si tratta dei fiori color indaco che Sigyn stava cercando ad Asgard

Chapter 9: ᛚᛁᚦ ᛋᛄᚪᚢ - Lið sjau

Chapter Text

ᛚᛁᚦ ᛋᛄᚪᚢ - Lið sjau

(Continuo settimo)

 

Sigyn bruciava. La sua pelle, le sue labbra e persino le punte dei suoi capelli formicolavano, ma dove sentiva maggiormente il fuoco era al suo interno. Era una calore piacevole, bellissimo, come quando si sta troppo a lungo al sole e le guance si riempono di lentiggini e la Principessa si stupiva scoprendo di non scottare effettivamente.

Lo amava. Non aveva mai pronunciato le parole, eppure le dichiarava a sé stessa ad alta voce nei suoi pensieri e si sentiva più libera che mai.

Si trovavano come ladri, complici nella rapina di tempo prezioso e sparivano fra le foreste, l’erba delle ampie lande o gli scogli che costeggiavano il mare e si rubavano sospiri a vicenda, bruciando sotto al sole e fra i loro baci.

Alcune volte tornava tornavano le preoccupazioni accompagnate dalla malinconia e Sigyn si svegliava di soprassalto da un’immaginaria festa di nozze che in realtà sarebbe ben presto stata non solo nel mondo dei sogni. Non pensarci, si diceva da sola ed alcune volte. Quando il volto di Theoric veniva ad occupare la sua mente troppo a lungo, si avvolgeva nell’incantesimo che Loki le aveva insegnato e si dirigeva a passi quieti verso le sue stanze.

Era diventata brava ad utilizzare quel tipo di magia e così nessuno si accorgeva di lei, solo lui percepiva sempre la sua presenza e la accoglieva nel suo letto baciandole le labbra, cancellando tutti i pensieri che voleva tenere lontano.

ᛚᛋ

Loki si svegliò avvolto da un profumo di fiori di campo e miele, il profumo di lei. La Vanir aveva il capo appoggiato sul suo petto ed i suoi capelli di luna gli solleticavano la pelle nuda. Si accorse di averla tenuta stretta a sé per tutta la notte e che la posizione era ancora quella nella quale avevano fatto scivolare i loro corpi dopo aver fatto l’amore.

Il Principe mosse leggermente la testa per guardare i loro corpi intrecciati, come se stesse studiando uno strano fenomeno.

Aveva avuto molte donne, eppure la sensazione di svegliarsi con qualcuno fra le braccia era nuova, non lasciava mai che le ragazze passassero la notte nelle sue stanze.

Quattro giorni, si disse ed assaporò quasi con soddisfazione il sapore amaro che gli provocò quel pensiero. Il matrimonio si avvicinava con pericolosa velocità. Nei giorni successivi molto probabilmente non avrebbe potuto vedere Sigyn, sarebbe stata impegnata in riti preparativi per la cerimonia nuziale e dopo… eventualmente sarebbe comunque riuscito a rapirla alle grinfie del marito di tanto in tanto, ma l’idea di dover condividere Sigyn con un altro uomo gli provocava uno spiacevole fastidio.

Ridicolo, decise quindi e si alzò dal letto facendo attenzione a non svegliare la Principessa. Le lasciò qualche runa su pezzo di pergamena “Sparisci prima di mezzo giorno o ti vedrà la serva che spolvera il mio studio.” e poi si dileguò verso la sala del consiglio; tempo di chiarire la mente con faccende effettivamente utili.

ᛚᛋ

Prima ancora di aprire gli occhi seppe che Loki non c’era. Percepiva nettamente il torpore che lui le aveva lasciato sulla pelle, ma il lenzuolo vicino a lei era solo ancora tiepido.

Subito dopo le arrivò la realizzazione di essere nella sua stanza ed aprì di scatto gli occhi immaginandosi già lo sguardo scandalizzato di un’ancella che la trovava nuda ed avvolta fra le coperte del letto del Principe. Con sollievo, l’unica cosa che trovò furono le poche righe lasciate da Loki e fortunatamente constatò che la mattina era ancora relativamente giovane, poteva sgusciare via tranquilla.

Si stiracchiò e notò che Loki aveva raccolto i vestiti che aveva perso in giro per la stanza durante la notte e li aveva appoggiati su una sedia. Li prese e si diresse nella stanza da bagno. C’era uno specchio grande e tondo, dal bordo d’oro quando Sigyn si sedette su uno sgabello per sciacquarsi il viso e districare i capelli, si fermò un attimo a guardare l’immagine riflessa del suo corpo nudo.

Crescendo non aveva mai pensato di essere veramente bella, ma d’altro canto non si era neanche mai osservata nuda allo specchio.

Aveva la pelle candida, liscia, Loki era sempre attento a non lasciarle alcun segno sulla pelle, mentre lei non riusciva a fare a meno che graffiargli la schiena o lasciare le impronte delle sue unghie sul suo petto.

Si ricordò che presto sarebbe stato qualcun altro a toccarla e si sentì quasi nauseare, inconsciamente si toccò lo zigomo, il livido era completamente svanito.

Aveva avuto ciò che voleva; la libertà bruciante prima del suo matrimonio, ma era arrivato il momento di tornare ad essere la Principessa di Vanaheimr e di fare tutto ciò che poteva per salvare il suo Regno.

Tornò ad osservarsi allo specchio come per assicurarsi di avere un corpo adatto ad una sposa. Era tradizione mantenere la verginità fino al matrimonio e poi consumarlo durante la prima notte di nozze. L’usanza valeva sia per donne che per gli uomini; sapeva che nessuno sarebbe stato in grado di provare che un marito avesse avuto altre prima del matrimonio, ma riguardo alla sposa non era sicura.

Una notte, stretti l’uno all’altra e con i corpi ricoperti di sudore dopo aver fatto l’amore, lo aveva chiesto a Loki. “Voi… gli uomini se ne accorgono se una donna ha giaciuto con altri?” aveva chiesto con un bisbiglio, imbarazzata della sua ignoranza. Lui era scoppiato a ridere facendola arrossire e l’aveva baciata prendendola in giro con le sue labbra affilate. “Non ti preoccupare, Sigyn, sei abbastanza stretta da passare per una verginella, inoltre nessuno sospetterebbe che la pudica Principessa di Vanaheimr sia andata a letto con il terribile Dio dell’Inganno. Quando sarà il momento di concederti al tuo caro sposo farai la drammatica, qualche urletto, e passerai come vergine come tutte le altre donne che hanno usato questo trucco prima di te” le aveva detto senza mezzi termini facendola diventare ancora più rossa.

Sigyn si sciacquò nuovamente il viso con l’acqua fresca come per ritornare alla realtà e calmare il formicolio che il ricordo le aveva causato. Afferrò i vestiti in fretta e si vestì tornando a volgere lo sguardo verso lo specchio per raccogliere i capelli in una pettinature semplice ma presentabile.

Quando, avvolta nell’incantesimo di velamento, era sul punto di chiudere le porte delle stanze, si soffermò un attimo ad osservare il letto disfatto dall’amore che avevano fatto. Era come se si congedasse da quel piccolo squarcio di libertà ed imprimesse tutto nella sua memoria, in modo da poterlo tenere come ricordo preferito.

ᛚᛋ

Quando Loki tornò alle sue stanze, esse erano vuote. Ovviamente, si rimprovererò quasi. Le aveva lasciato il messaggio e lei era dovuta andare via. Aveva pensato che fosse stato un bene dividersi così, senza un inutile e spiacevolmente romantico addio, ma in quel momento Loki avrebbe voluto un altro suo bacio. Il profumo di lei aleggiava per tutta la stanza come un vento caldo dell’estate ed il Principe si avvicinò inconsapevolmente al suo letto dove avevano giaciuto e si scocciò del sapore amaro che aveva in bocca. Si fece portare dell’idromele per sciacquarlo via.

Decise che doveva uscire dalle sue stanze, l’essenza che Sigyn vi aveva lasciato era fin troppo inebriante ed a Loki non piaceva essere condizionato da fattori esterni.

Uscì dalle porte dopo essersi cambiato tunica e si diresse verso i campi d’allenamento, la polvere dell’arena e qualche pugno ben assestato gli avrebbero schiarito la mente. Thor fu ben contento di allenarsi con lui, anche se ormai non si poteva più parlare di allenamento, i Principi di Asgard erano fra i guerrieri più temuti dell’Yggdrasil. Così la mattinata scorse fra pugni, imprecazioni e sudore, mentre un piccolo gruppetto di giovani si era radunato sulle tribune per assistere allo scontro.

Quando l’aria si era fatta troppo calda per continuare, i due fratelli si erano fermati ansanti ed avevano raccolto le loro casacche rivestendosi. Thor aveva un occhio nero, ma Loki con l’ennesimo livido sulla spalla ed un lungo graffio sanguinante che gli andava dalla clavicola fino al pettorale non era messo molto meglio.

“Sei più furioso di un lupo affamato oggi” commentò il biondo portandosi la mano al viso. “Accidenti, fratello, questa te la potevi anche risparmiare” fece poi riferendosi al suo occhio: “Questa sera farò proprio una bella figura messo così.” Loki alzò un sopracciglio: “Cause” fece indicando il suo petto: “e conseguenze” concluse con un ghigno puntando il dito alla faccia di Thor che scoppiò in una mezza risata.

Poco dopo, appena il Principe corvino si immerse nell’acqua calda del suo bagno, tutti i pensieri che era riuscito ad allontanare per un po’ tornarono ad ingombrare la sua mente. In serata ci sarebbe stato l’ennesimo banchetto e Loki sbuffò al pensiero di dover sopportare ancora un’altra volta la vista di quell’essere disgustoso di nome Theoric. Subito dopo si diede dello stupido: non ancora un’altra volta, ma un’altra volte come tutte quelle che sarebbero seguite. Strinse la mascella e si immerse completamente nell’acqua che gli levigò il viso ed i capelli.

ᛚᛋ

Quando la sera arrivò l’umore di Loki era passato da un buio al nero più assoluto della notte. L’unica cosa che lo distolse brevemente dal pensiero di strozzare a mani nude molti dei presenti fu la reazione ed il dolce rimprovero di Frigga a suo fratello quando egli si era presentato con l’occhio nero ancora ben visibile e gonfio.

Ovviamente i commenti continuarono quando Sif che dichiarò che si sarebbe rifiutata di ballare con un Principe che sembrava un troll appena uscito da una caverna. Durante una qualunque altra serata Loki non avrebbe perso occasione di unirsi agli amici per cantilenare il fratello, ma in quel momento la sua attenzione era sulle persone che riempivano la sala.

Il suo sguardo si spostava pungente su ognuna di loro in cerca della Vanir dai capelli di luna e quando la vide percepì la sua meno stringersi involontariamente in un pugno. Sigyn aveva ragione, era geloso, del resto non avrebbe dovuto esserlo? L’aveva avuta nel suo letto, conosceva a memoria il sapore delle sue labbra, eppure la Principessa era a fianco di un altro uomo che le stringeva il fianco con le sue dita grassocce.

Si sposto da un lato della sala, non aveva voglia di stare ad ascoltare i discorsi dei suoi amici quella sera. Ora era più vicina a lei. Sigyn stava parlando con due donne che Loki riconobbe come parte della delegazione proveniente da Vanaheimr, la stavano congratulando per l’imminente matrimonio. Theoric era invece impegnato a mangiare con lo sguardo la forma dei seni fasciati da seta turchese e la sua presa sul fianco della Vanir si faceva nervosa. Loki si immaginò il rumore dell’osso della mandibola spaccarsi quando gli avrebbe dato un pugno.

Di tanto in tanto in tanto Sigyn incrociava il suo sguardo ed indugiava nei suoi occhi giusto un attimo senza farsi scoprire. Più scuro si faceva il cielo, più cresceva in lui l’impulso di buttarsi addosso a Theoric, non necessariamente per ucciderlo, ma sicuramente per fargli molto male. Si sfregò il viso con le mani e si fece portare l’ennesimo corno di idromele, doveva uscire da lì.

Uscì sul terrazzo e si appoggiò alla balaustra osservando il mare nel quale si poteva intravvedere il debole luccichio dorato della città. L’aria della notte era piacevolmente fresca e Loki si trovò ad inspirarla avidamente. Era abbastanza sicuro di stare impazzendo, forse quella Vanir aveva lanciato qualche sortilegio su di lui. Stette lì a lungo, ordinando ai suoi pensieri di riordinarsi, mentre sorseggiava l’idromele. Poteva sentire la musica delle prime danze fuoriuscire dalla sala.

Poi improvvisamente la percepì. Sigyn si era fermata nel momento in cui lui si era girato. Stava in piedi dritta come una bambina colta in fragrante, mentre il vento del mare muoveva leggermente la stoffa del suo vestito. Arrossì: “Tutti stanno danzando. Ho detto che mi sarei rinfrescata nelle mie stanze.”

Fu da lei ancora prima che potesse finire del tutto la frase e le catturò le labbra. Lei si strinse a lui e Loki si stupì ancora una volta di quanto perfettamente combaciassero i loro corpi. I baci di Sigyn sapevano di idromele e lui ne pretese infiniti perché erano talmente dolci da far scordare tutto il resto.

Gli venne in mente come durante il primo ballo si era immaginato di intrappolarla fra sé ed una colonna ed farla sua e seppe che l’avrebbe fatto lì ed in quel momento, la voleva.

Sigyn rabbrividì quando la sua schiena toccò il freddo marmo della colonna, ma Loki continuò a darle baci brucianti scaldandola così. Il profumo della Vanir era inebriante e nella confusione della sua mente pensò che mai e poi mai l’avrebbe avuta Theoric, l’avrebbe ucciso piuttosto. Le baciò il collo candido e la clavicola esposta, questa volta incurante dei segni che vi avrebbe lasciato, e non poté fare a meno che pensare: mia. Era sua e tutti avrebbero visto i marchi lasciati sul suo bel collo e lui avrebbe reclamato la sua bella Principessa dai capelli di luna. Ah, quanto era esilarante il caos e quante bugia vi trovavano spazio.

La sollevò lasciandosi giusto il tempo di immaginare la seta turchese del vestito sfregare contro il marmo e di slacciarsi i pantaloni, poi la fece sua e Sigyn seppellì le mani nei suoi capelli gemendo. “Loki” sospirava: “Ci scopriranno!”, ma a lui non importava. Sentiva solo il tumulto del caos intorno e lei che ripeteva il suo nome ancora ed ancora. Mia, pensò quando Sigyn si tese sotto di lui e cercò le sue labbra.

ᛚᛋ

Poi un altro rumore ed improvvisamente il boato del caos svanì lasciando solo il silenzio ed il botto secco di un corno di idromele quando toccò a terra. La Vanir lo osservò cadere si sentì cadere anche lei, poi tenne lo sguardo fisso sulla pozza di liquido che si allargava come sangue sul pavimento.

Freyr, accompagnato da un’ancella che aveva fatto cadere l’idromele, era davanti a lei e la fissava con uno sguardo talmente duro che Sigyn lo percepiva anche se non osava alzare gli occhi, le girava la testa. Poi sentì il calore di Loki al suo fianco svanire e rimase sola, infreddolita e piena di vergogna.

 

Chapter 10: ᛚᛁᚦ ᚪᛏᛏᚪ - Lið átta

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ᛚᛁᚦ ᚪᛏᛏᚪ   - Lið  átta

(Continuo ottavo)

 

Sigyn aveva freddo, come se un gelo improvviso avesse fermato tutti i pensieri della sua mente ed il suo corpo trasformandolo in ghiaccio. Sentiva paura, vergogna, disperazione, ma non riusciva a pensare a niente.

Era così fredda che lo schiaffo che suo zio le diede successivamente le bruciò il viso come un ferro incandescente. “Bikkja1, sei una lurida ragazzina lussuriosa” aveva sputato Freyr, ma Sigyn se ne rese a malapena conto. Sentì le sue gambe cedere e poi ci fu solo buio e Caos.

ᛚᛋ

Loki diede l’ennesimo pugno al muro e notò quasi con piacere che le sue nocche iniziavano ad essere graffiate e sanguinolenti. Le sue stanze sembravano essere state travolte da una tempesta, non era rimasto più nulla da distruggere con la magia e quindi pensò che si sarebbe divertito cercando inutilmente di buttare giù il muro con le sue mani finché non sarebbe arrivato qualcuno a chiamarlo. Questo qualcuno lo avrebbe visto con le mani rosse con il suo stesso sangue, i capelli scompigliati e gli occhi pieni di Caos ed avrebbe avuto paura ed avrebbe pensato di trovarsi dinanzi un pazzo.

In effetti stava probabilmente impazzendo davvero. Da quando quella Vanir era arrivata ad Asgard si era completamente dimenticato di chi fosse. Loki rise amaro pensando a come tutti lo consideravano il Principe misurato, colui che sapeva controllare i propri sentimenti e che non lasciava trasparite mai niente, sempre perfetto nel suo ruolo e di come aveva preso in giro Thor per la sua poca discrezione ogni volta che si portava a letto una ragazza. Invece era stato proprio lui ad essere stato trovato con una donna, e non una qualunque, la maledetta Principessa di Vanaheimr che con quei suoi discorsi sulla magia ed il suo sorriso sincero ed innocente lo aveva incantato. Che sciocco che era stato. Solo un idiota si sarebbe fatto influenzare a tal punto da qualcuno.

Sapeva che non ci sarebbe più voluto molto, anzi, la voce di ciò che era successo si era molto probabilmente sparsa già per tutto il palazzo. Il Principe aspettava furente la sua condanna e suo padre non era famoso per la pietà.

La guardia arrivò con la prima luce del mattino e nonostante Loki si fosse vestito adeguatamente ed avesse ripettinato all’indietro i capelli, l’Æsir, da sotto il suo elmo dorato, non osava guardarlo negli occhi. “Mio Principe, la vostra presenza è richiesta…” fece il povero disgraziato a cui era stato affidato il compito di convocarlo e Lingua d’argento lo interruppe subito, non gli avrebbe dato tanta soddisfazione. “So che il Padre Tutto mi aspetta, non trattarmi come un idiota” sibilò quindi tagliente.

Camminava a passi veloci per i corridoi, tanto che la guardia faceva fatica a stargli dietro e si chiedeva in che modo suo padre lo avrebbe punito. Gli vennero in mente tutte le volte che aveva fatto lo stesso tragitto in compagnia di suo fratello dopo una qualche marachella. La rabbia gli morsicò le tempie, lui non era un bambino, la situazione era umiliante.

Entrò nella Sala di Odino2 senza lasciare alla guardia la possibilità di annunciarlo. Alzò lo sguardo portandolo su suo padre che troneggiava sul suo alto seggio, vicino stavano sua madre e Thor, ma non erano soli, c’erano anche Freyr e Freija. Loki fece appena in tempo a chiedersi perché non fossero stati convocati anche Theoric e suo padre Elof, poi si accorse con orrore che in mezzo alla grande sala, davanti al trono, c’era anche Sigyn.

Stava dritta in piedi con il capo basso, sembrava quasi una statua e somigliava solo molto vagamente alla Vanir che era sgusciata fuori dalle sue stanze di notte per venire nel suo letto. Un groviglio di tante cose diverse, di cui riconobbe la rabbia, ma anche qualcosa di simile al rimpianto, lo investì, ma Loki si obbligò a tenere la testa alta ed il respiro calmo. Non emise neanche un suono, qualunque forma di saluto sarebbe stata inappropriata.

Fu ovviamente suo padre il primo a parlare, del resto lui non aveva un granché da dire. “Pensavo di averti cresciuto come un Principe dalle maniere adatte al tuo ruolo” disse Odino duro, senza però alzare la voce. Loki avrebbe voluto ribattere chiedendo se anche il potente Padre Tutto fosse stato puro e vergine al momento del matrimonio con Frigga, ma sapeva che sarebbe stato troppo provocatorio e quindi si rimangiò in fretta le parole e stette in silenzio. “Le tue azioni sconsiderate non solo hanno offeso l’onore delle faglie dei promessi sposi, oltre che alla nostra, ma hanno anche rischiato di mettere in gioco il futuro di uno dei Nove regni, nostro antico alleato” continuò suo padre e Loki sentì improvvisamente il bisogno di precisare quell’affermazione: “A quanto pare non sono l’unico membro di una casata reale che non rispetta l’etichetta, dato che non ho di certo obbligato la Principessa ad agire contro la sua volontà.” Trovò l’idea che qualcuno potesse pensare che avesse obbligato Sigyn ad un rapporto disgustosa, anche lei era responsabile della situazione.

“Non prenderti gioco della mia pazienza!” tuonò Odino ed anche sua madre lo ammonì con uno sguardo silenzioso, Thor era invece palesemente in imbarazzo. Fu il turnò di Freija di prendere la parola e rimase stupido dal tono acido e la durezza nei suoi occhi di notte. “L’impudicizia e la stupidità di mia nipote sono innegabili, ma voi, Principe, non avreste mai dovuto soddisfare le richieste di una ragazzina” disse e Loki alzò le sopracciglia gettando uno sguardo a Sigyn ed aspettandosi che ella avrebbe risposto a tono. Il fatto che la zia avesse parlato in quel modo di lei davanti ai membri più importanti della corte era un affronto alla sua dignità personale inaccettabile e vide che anche sua madre nascondeva a malapena lo sdegno. La Vanir rimase silenziose ed immobile però, senza neanche alzare lo sguardo. A Loki venne l’impulso di scuoterla forte per le spalle come per svegliarla, dove era finita la donna determinata che aveva utilizzato incantesimi di occultamento e stratagemmi per raggiungerlo?

Infastidito riportò lo sguardo a suo padre. “Lo sapevi che la Principessa Sigyn era stata promessa in sposa a Theoric Elofson, spero che tu ti renda conto della situazione che hai causato.”

Tutta la cosa era assurda, una messa in scena fatta apposta per umiliarlo, ma Loki non avrebbe dato loro la soddisfazione di perdere il controllo, voleva arrivare al punto: la punizione. Il Padre Tutto non era di certo famoso per lasciare azioni sbagliate impunite, questo lo sapeva benissimo. “Immagino che dovrò scusarmi” disse quindi sforzandosi di non fare suonare la cosa ironica e fece per inginocchiarsi, ma Odino lo bloccò. “No, Loki. Tu la sposerai.”

Gli parve di ricevere un colpo in faccia e per alcuni momento pensò di sentire addirittura il familiare fruscio nelle orecchie di quando si riceve un pugno alla tempia. “Cosa?” riuscì solo a dire, poi però la testa gli si riempì di pensieri ed essi iniziarono a colargli dalle labbra come sangue, come se Odino gli avesse veramente dato uno schiaffo. Dimenticò tutto il contegno che aveva voluto mantenere. “È ridicolo! Voi non mi obbligherete a qualcosa di tanto barbarico come un matrimonio combinato” ringhiò. “Causa sono le tue decisioni irresponsabili, ne porterai le conseguenze” rispose stoicamente suo padre. Le labbra di Loki si sarebbero quasi increspate in un ghigno amaro: “Conseguenze? No. Questa è umiliazione, vendetta. Costringermi a prendere in moglie una donna che non avrei mai voluto sposare non ha niente a che fare con gli effetti delle mie azioni” sbraitò e sentiva tutta la rabbia che scorreva veloce nel sangue.

“È l’unico modo” intervenne in quel momento Freyr e Loki pensò che lo avrebbe voluto strozzare. “Mia nipote non può più essere data in sposa a Theoric Elofson, ha perso ogni dignità, ma Vanaheimr ha comunque bisogno di un matrimonio promettente” fece e questa volta il Principe corvino non potette fare a meno che rispondergli con una risata piena di disprezzo. “È interessante come parliate di vostra nipote, erede al trono di Vanaheimr, come se fosse una bestia da mercato. Ditemi, Freyr, avete chiesto anche il parere della sposina riguardo questo matrimonio? Ma infondo la questione era stata sorvolata anche quando l’avete promessa a Theoric, quindi immagino che la Principessina non abbia nulla da dire.” Aveva toccato un nervo e lo sapeva, il gemello Vanir era livido, quasi tremava, ma Loki aveva rivolto lo sguardo a Sigyn, voleva che dicesse qualcosa, avesse una reazione, invece lei era dritta ed immobile come quando era entrato nella sala, lo faceva infuriare.

“Ora basta, Loki!” gridò Odino facendo tornare il silenzio nella sala. “Sei congedato. Il matrimonio avverrà fra tre giorni, è deciso.” Avrebbe voluto fare esplodere tutta la Sala di Odino fra magia verde e la sua rabbia, invece strinse la mascella tanto forte da sentire male, girò sui tacchi e se ne andò.

Sentì Thor seguirlo con i suoi passi pesanti, ma camminava in fretta e così il fratello riuscì a raggiungerlo solo quando era giusto sul punto di entrare nelle sue stanze. Lo fermò per una spalla, ma Loki si scansò con un ringhio: “Cosa vuoi?” Il biondo era indietreggiato, ma non si perse d’animo, conosceva bene come suo fratello usava parole come lame. “Io… volevo solo dirti che mi dispiace per…” fece un gesto ampio con le mani, non era mai stato particolarmente bravo ad esprimersi in parole: “…per tutto questo, insomma.” Loki sbuffò, la compassione era l’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento: “E quindi?” sibilò per scacciarlo, ma suo fratello era sempre stato sincero. “Solo… diamine, Loki! Cosa ti è saltato in mente? È la Principessa di Vanaheimr, non una qualche ancella!” gli disse infine, anche se cercò di addolcire la frase con una pacca sul braccio. La cosa che diede più fastidio al Principe corvino non era il modo in cui Thor cercasse di rincuorarlo, ma il fatto che per una volta avesse ragione: cosa gli era saltato in mente? Come aveva potuto essere così incauto?

Sparì nelle sue stanze, prima che la sua mente potesse generare altre domande del genere.

ᛚᛋ

Quando sentì sua madre bussare alle porte era seduto alla sua scrivania sicuramente già da ore. Aveva le mani fra i capelli ed un forte mal di testa gli mordeva la nuca e le tempie. Sbuffò, ma non avrebbe mai mandato via Frigga. “Prego, madre” disse quindi, anche se lei era ormai già entrata. Si alzò e si sentì quasi girare la testa: “Prima Thor ed adesso tu, sembrate veramente tutti terribilmente dispiaciuti, eppure sono stato condannato ad ogni modo. Immagino che tu sia qui per spiegarmi il motivo della decisione del Padre Tutto, come sempre.”

Frigga gli rivolse un’occhiata di rimprovero, ma non era arrabbiata. Si limitò a guardarsi intorno nella stanza ancora completamente distrutta ed a scuotere il capo, poi abbassò lo sguardo sulle sue nocche sbucciate e sospirò. “Per il momento sono qui per invitarti a riportare le tue stanze in uno stato decente e per medicare quelle mani” disse semplicemente e si diresse nella stanza da bagno per prendere acqua fresca e dell’unguento.

Sua madre riusciva sempre a sbalordirlo. Sembrava non giudicare mai nessuno, sapeva essere severa, certo, ma aveva anche un modo particolare di approcciarsi con le persone che la rendeva benvoluta da tutti, soprattutto dai suoi figli ed anche in un momento così Loki non riusciva mai ad essere veramente arrabbiato con lei.

Tornata dal bagno con ciò che le serviva, mosse la mano e fece tornare il triclinio nella sua posizione originaria ed indicò al figlio di sedersi al suo fianco. Si fece porre le sue mani ed iniziò a pulire le ferite con un panno umido per poi massaggiarle con l’unguento. Stettero in silenzio ed a Loki parve quasi di essere tornato bambino quando, dopo un allenamento particolarmente duro, sua madre lo confortava o gli fasciava piccoli tagli.

Quando ebbe finito la realtà tornò però ad invadergli la mente ed il silenzio divenne quasi soffocante. “Madre…” parlò quindi, ma Frigga parve quasi leggere i suoi pensieri: “Lo so che non ti senti trattato nel giusto modo, Loki, e so che sei furente, ma hai fatto uno sbaglio, questo lo devi accettare.” Loki ritrasse le mani dalle sue: “Uno sbaglio per cui mi punite negandomi la libera scelta, è una punizione che durerà a vita. Questo non lo posso accettare” disse frustrato. Frigga sospirò nuovamente: “Hai una mente brillante, cogli ogni minimo dettaglio intono a te. Sono sicura che nella tua mente avevi ben in chiaro le conseguenze dell’avere un rapporto con Sigyn, ma hai corso il rischio e lei ha fatto la stessa cosa. Non credo che avessi fatto lo stesso per una qualunque donna, Loki, pensaci. Forse qualcosa ti sfugge.”

 

1Antico nordico per “puttana”

2Veniva chiamata così ad Asgard la Sala del Trono

Chapter 11: ᛚᛁᚦ ᚾᛁᚢ – Lið níu

Chapter Text

ᛚᛁᚦ ᚾᛁᚢ Lið níu

(Continuo nono)

 

 

Si era persa nelle lunghe ombre di un incubo, pensò. Uno di quei sogni che Nótt1 manda a rendere la tua mente pesante e la riempie con la voglia di scappare, poi però Sigyn si rese conto di essere sveglia e di essere caduta nella stessa illusione per l’ennesima volta. Si alzò dal letto in fretta, perché temeva che stesse impazzendo, e camminò nervosa lasciando che le piastrelle le raffreddassero le piante dei piedi.

Non sapeva dove si trovasse di preciso, solo che suo zio l’aveva accompagnata lungo un corridoio sconosciuto del palazzo dorato dopo l’udienza con il Padre Tutto e che l’aveva lasciata in quella stanza. Era passato del tempo, ma Sigyn non sarebbe stata in grado di dire se si trattasse di ore o settimane. Non vi erano finestre, la luce era quella tenue delle lampade ad olio ed era sempre costante, non vi erano ombre arrampicanti che il sole buttava sui muri, ne la luce della luna e delle stelle. C’era solo lei, la stanza e la sua vergogna.

Si sedette per terra lasciandosi confortare dal fresco delle piastrelle e poggiò il capo sulle ginocchia. Doveva pensare, lasciare che i suoi pensieri seguissero strade dritte e continue, o sarebbe impazzita. Decise che doveva essere nella stanza già da minimo due giorni, le erano stati portati sei pasti, poi si rese conto di non sapere se fosse notte o giorno e si sentì sprofondare. Si alzò di nuovo in fretta, troppo, tutto intorno a lei girò pericolosamente, e raggiunse la porta toccando con mani tremanti la maniglia. Non si lasciava girare, era chiusa nella stanza. Si ricordò di aver già compiuto lo stesso gesto nelle ore passate e dalla bocca le uscì un verso strozzato. Ritornò a stendersi sul letto e pensò di non sapere più chi fosse, sentiva tante voci nella sua testa e credette che si trattassero di quelle dei Vanir: “Traditrice!” gridavano e Sigyn piangeva. Come Àsynja ok Hylli2, era conosciuta nei Nove Regni, Dea della Fedeltà. Vi sbagliate, pensò, vi sbagliate tutti. Aveva cancellato dal suo cuore tutti i valori che lei aveva sempre ritenuto più importanti: l’amore verso la propria patria ed il popolo di essa, verso la famiglia, verso la natura. Si era bendata gli occhi davanti al Chaos che lei stessa aveva creato con la sua lussuria e si era lasciata travolgere senza opporre alcuna resistenza, ingenua. Non era stata forte come avrebbe dovuto essere una Principessa. Lo aveva detto al Principe corvino, smettila di scombussolare la mia vita, ma quando ce lo aveva avuto davanti era stata lei a baciarlo per prima, lei a cercarlo nelle sue stanze buie di notte per stilare un contorto patto amoroso. Era sempre stata lei, solo lei. Si era addirittura immaginata di amarlo. Loki aveva capito molto meglio come stavano le cose e non aveva avuto paura di dichiararle ad alta voce davanti al Padre Tutto. Erano stati due amanti persi in pazzia e carnalità. L'Infedeltà era venuta ad occupare una parte enorme della sua vita e Sigyn singhiozzò graffiandosi le spalle.

F orse Nótt ebbe compassione, perché la donna dai capelli di luna finalmente si addormentò fra lacrime e pensieri che si fecero pian piano più silenziosi.

ᛚᛋ

La porta fu aperta e subito richiusa, c’erano passi frettolosi e poi le mani setose di sua zia che la scossero fino a far scivolare dalle palpebre l’ultimo velo di sonno. “Alzati” disse e man mano che aprì gli occhi Sigyn si accorse che la luce era cambiata, era più vivida. Vi erano due ancelle che avevano appoggiato due nuove lampade sul piccolo tavolo al centro della stanza e con loro avevano portato una cassa e boccettine varie.

Gli occhi della Vanir si abituarono lentamente alla nuova luce. “Che giorno è?” chiese stupendosi quasi del suono della sua voce che non sentiva da tempo. Freija indicò alle ancelle di aprire la cassa e poi si volse verso la nipote, senza però risponderle: “Svestiti” disse solo.

Qualcosa che riconobbe come paura o angoscia irruppe in lei, era quel sentimento che si prova quando un bicchiere di cristallo sta cadendo a terra e sai che si frantumerà in mille pezzi. Sigyn sapeva di stara cadendo e guardava sotto a sé vedendo però solo buio senza riuscire a scorgere l’ombra del pavimento sul quale si sarebbe schiantata. Eppure sapeva che il momento era vicinissimo.

Quando si sedette nuda sulla sedia che le ancelle avevano spostato vicino al tavolo, si sentì esposta come non mai. Non era la prima volta che era aiutata a vestirsi, ma Sigyn aveva freddo e senza uno specchio davanti a sé nel quale potersi vedere, sobbalzava ad ogni tocco delle due serve che lisciavano la pelle con oli aromatici e le pettinavano i capelli. Sentiva una gran confusione in testa, come il ronzio di un’arnia, e di tanto in tanto lanciava un’occhiata a sua zia che non intercettava però mai il suo sguardo. Fu fatta alzare e sentì la seta leggera del vestito scorrere sulla sua pelle. Avrebbe voluto guardarsi, ma Freija le teneva il viso dritto mentre nascondeva tutte le imperfezioni con un pennello leggero per poi ammorbidire le sue labbra con un balsamo profumato che a Sigyn parve terribilmente dolce. “Cosa sta succedendo? Che giorno è?” osò chiedere un’altra volta, anche se conosceva già la risposta, l’aveva sentita dalle labbra del Padre Tutto. “Ti sposi, Sigyn” le disse Freija. La collana di opali che le mise al collo pesava come una catena di ferro.

“Scusatemi” le uscì improvvisamente dalla bocca perché era ciò che i suoi pensieri urlavano, ma non era stata sua intenzione dirlo ad alta voce, quindi cercò di formulare meglio e riordinare le parole. “Mi dispiace” riprovò, ma la sua voce si stava già spezzando: “Mi dispiace così tanto” disse ancora e nuove lacrime le pizzicarono gli occhi. Sua zia le poggiò un fazzoletto soffice sul viso prima che il pianto potesse bagnare le sue guance. La sua voce era meno dura, ma neanche consolante: “Non piangere, non ce n'è motivo, rovinerai il trucco.” Per la prima volta dopo lunghi anni Sigyn desiderò avere la madre vicina, voleva che l’abbracciasse e le accarezzasse i capelli dicendo che qualunque cosa stesse succedendo, lei ci sarebbe stata a darle un altro abbraccio. Faceva freddissimo.

ᛚᛋ

Loki teneva gli occhi chiusi ingannandosi di stare dormendo tranquillo, di essersi persino scordato di che giorno era, che non fosse importante. Aveva passato ore ed ore fra l’oblio della notte ed insopportabili immagini di fiori blu e capelli di luna che gli avevano riempito la mente e l’avevano fatto infuriare. Avrebbe visto quei capelli tutti giorni ed essi gli avrebbero ricordato di giorno in giorno la sua stupidità e leggerezza.

Il sole gli schiaffeggiava sfacciatamente il viso e quando sentì bussare alla sua porta spalancò definitivamente gli occhi con un ringhio che avrebbe fatto nascondere la coda fra le gambe anche ad un lupo. Entrarono due servi ed un’ancella: “Mio Principe, siamo stati inviati da…” parlò quello che sembrava più coraggioso tra i due uomini anche se la sua voce quasi tremava. Loki lo zittì subito: “Fuori” ordinò. L’ancella batté le palpebre: “Ma mio Principe, il Padre Tutto…” bisbigliò, ma le parole le morirono in gola. “Ho detto fuori” ordinò di nuovo alzando la voce ed i servi si affrettarono a sparire. Era benissimo in grado di vestirsi da solo, avrebbe dovuto indossare il suo solito abito cerimoniale.

Si alzò definitivamente con un colpo di reni e si portò le mani al viso reprimendo un grido, pensò che avrebbe voluto sellare Vindraustri e sparire fra le lande desolate, poi sarebbe tornato dopo un tempo infinito e tutti si sarebbero scordati del matrimonio. Matrimonio. Bastava la parola per fargli venire una stretta allo stomaco. Mi sto per sposare. Fu quasi sul punto di emettere una strozzata risata sarcastica. Se una settimana prima qualcuno gli avesse chiesto il suo parere a riguardo, avrebbe scommesso tutti i suoi averi su Thor che come primo dei due si sarebbe trovato sull’altare a fianco di qualche Æsinna di origini nobili. Non era andata così.

Volse il suo sguardo verso il balcone sperando di trovare il cielo ingrigito e pesante, sperò di sentire lo scroscio di una pioggia improvvisa che avrebbe rovinato la giornata a tutti. Invece il sole splendeva più luminoso che mai e l’aria era limpida e calda. Distolse lo sguardo quasi con disgusto stringendo la mascella.

I vestiti gli sembrarono stretti quando se li mise ed il mantello pesava sulle sue spalle, si osservò allo specchio e notò infastidito che aveva uno sguardo stanco e la fronte corrugata dalla rabbia. Si obbligò a distendere i suoi lineamenti e calare la maschera reale sul suo viso, sapeva che le voci si erano già sparse per Asgard e tutti lo avrebbero guardato per trovare anche solo una briciola di rimpianto, una scintilla d’ira, nei suoi occhi e si sarebbero concessi un sorrisetto divertito. Ma non avrebbe dato a nessuno l'opportunità di fare altrettanto, il suo sguardo sarebbe stato di ghiaccio, si promise, ed avrebbe fatto rabbrividire tutti coloro che avrebbero osato guardarlo con divertimento. Non c’era modo di scampare alla sua pena, i verdetti di Odino erano sempre terribili ed ineluttabili e così, pensò Loki a denti stretti, avrebbe affrontato la cerimonia a testa alta ed avrebbe guardato suo padre dritto negli occhi sfidando il suo giudizio severo. Aveva sempre ammirato il Padre Tutto, si vantava di avere appreso le arti politiche da lui, di essere intransigente con i nemici ed generoso con gli alleati proprio come Odino era, ma ora che percepiva sulla sua pelle la sua sentenza avrebbe voluto gridargli che era suo figlio e che non poteva punirlo così duramente. Sciocco ingenuo.

Uscì dalle sue stanze pronto a fulminare con lo sguardo chiunque incrociasse, invece si trovò dinanzi Frigga intenta a bussare. Quasi sobbalzò e fece un passo indietro: “Madre.” Aveva la bocca secca. Lei, vestita con un bellissimo abito vermiglio, gli sorrise: “Sei in anticipo, Loki” disse e poi sollevò verso di lui un oggetto lungo avvolto in un panno di velluto verde ed una scatolina di legno intagliato e rifinito con oro. “E ti sei dimenticato di questi” continuò posando i due oggetti nelle sue mani.

Gli sposi si scambiavano anelli e spade durante la cerimonia ed era tradizione per lo sposo di procurare entrambe insieme alla madre, mentre la sposa sarebbe stata assistita nel compito dal padre. Loki aveva passato i tre giorni precedenti cercando di cancellare dalla sua mente l’imminente matrimonio, forse per quello, nonostante tutte le strazianti lezioni di etichetta che aveva dovuto seguire insieme a suo fratello, si era completamente dimenticato di quel dettaglio. Come spesso fu incredibilmente grato a sua madre, anche se la rabbia continuava a dominare in lui, perciò stette rigido sulla porta con il pacchetto di velluto e la scatolina in mano e si limitò ad un: “Grazie.”

Frigga sospirò indicando i due oggetti: “Non vuoi neanche vederli?” Loki abbassò lo sguardo stringendo le labbra: “Avrò tutta la mia vita d’ora in avanti per vederli tutti i giorni, no? Perché rovinarmi la sorpresa?” disse con tono forse troppo duro e sarcastico, perché sua madre sospirò nuovamente ed allungò una mano per accarezzar gli il viso. Lui si ritrasse, ma quando vide lo sguardo di Frigga riempirsi di delusione di chinò per baciarle la guancia: “Grazie di aver pensato a tutto, madre” le disse. Lei gli regalò un altro sorriso pensoso: “Non essere così duro con gli altri, Loki, ma soprattutto non esserlo con te stesso.”

ᛚᛋ

La Sala di Odino3 era ridicolamente piena e rumorosa. Il numero di persone presenti era imbarazzante, Loki sapeva benissimo che la maggior parte delle persone erano lì solo per poter riempire le loro pance al ricco banchetto che ci sarebbe stato in seguito alla cerimonia o sperando di mettere le mani su qualche pettegolezzo succulento. La Sala gli parve improvvisamente molto più grande e lunga di quello che era sempre stata ed il tragitto dalla porta principale verso il trono fu insopportabile. Era calato silenzio, tutti gli occhi erano su di lui e gli Æsir calavano il capo al suo passaggio, ma allo stesso tempo sentiva i bisbigli delle persone nascoste nelle ultime file che si confondevano tra gli altri.

Vicino al trono c’erano Frigga, Thor, Freija ed anche Sif ed I Tre Guerrieri, ma Loki teneva lo sguardo fisso su suo padre, come si era promesso, ed Odino guardava lui, ma allo stesso tempo tutto il resto, facendolo infuriare. Si sentì impotente come non più da tanto tempo e così strinse le mani intorno la scatolina di legno e la lama avvolta nel tessuto come per trattenere la sua apparente calma che era sul punto di dissolversi in aria.

Arrivò dinanzi il trono dove i sacerdoti avevano preparato un piccolo altare cerimoniale e si volse verso gli Æsir con il collo rigido e bruciando con lo sguardo tutti coloro che osavano posare gli occhi direttamente su di lui, si sentiva umiliato. Poi pian piano la folla iniziò a volgere i visi verso l’entrata, tutti aspettavano la sposa.

Quando lei fu lì e la Sala si fece nuovamente silenziosa, Loki si disse che non l’avrebbe guardata perché si rese conto con ulteriore fastidio che la sua fredda maschera gli sarebbe scivolata dal volto se lo avesse fatto, così tenne la testa alta, ma senza mai posare gli occhi su di lei.

ᛚᛋ

La Sala di Odino era piena di voci e di luce ed a Sigyn bruciavano gli occhi, offesi dall’improvvisi raggi di sole che dopo tre giorni trascorsi nell’oscurità tornavano ad illuminarle il viso. Per qualche motivo temeva di cadere, il vestito, seppur di stoffa leggera, era lungo e non osava appoggiarsi troppo al braccio di suo zio che la stava conducendo verso il trono e l’altare e che non le aveva rivolto neanche una parola. Aveva freddo, desiderava andare via e rifugiarsi in un abbraccio consolante e che le ridesse forza. Era sempre stata brava a mantenere un contegno reale in tutte le situazioni, ma quel giorno non riuscì nemmeno nell’intento di dipingersi un falso sorriso sulle labbra e quando passò la delegazione di Vanaheimr quasi pianse. Traditrice.

Nonostante non avesse voluto fare altro che scappare lungo tutto il tragitto verso l’altare, nel momento in cui Freyr lasciò il suo fianco e si trovò sola in piedi vicino al Principe corvino, le girò la testa e ci fu solo la vergogna ad impedirle di cadere rovinosamente a terra. Avrebbe voluto tenere lo sguardo basso, invece si obbligò a posarlo su di Loki, così da rammentare bene a sé stessa le azioni imperdonabili che aveva commesso. Lui guardava gli Æsir, come per sfidarli tutti e sembrava calmo, ma Sigyn poteva vedere la vena del collo pulsare e chiuse per un attimo gli occhi pensando a quanto ingenua era stata.

Odino si era alzato e con un battito di Gungnir4 aveva ordinato silenzio invitando gli sposi a girarsi verso di lui. Scese le scale del trono per raggiungerli: “Æsir, Vanir, popoli dell’Yggdrasil, oggi ci riuniamo qui in liete circostanze poiché oggi celebriamo l’unione di un uomo ed una donna ed il loro amore. Oggi celebriamo il Principe Loki di Asgard, mio figlio, e la Principessa Sigyn di Vanaheimr, figlia di Vígi, che da oggi in avanti condivideranno le loro vite in matrimonio.” La folla esplose in acclamazioni ed applausi che furono però sommessi da un gesto del Padre Tutto.

La Vanir sent ì il suo respiro accelerare, il momento era arrivato. Odino prese la sua mano sinistra e la destra di Loki, le un ì e poi le circond ò con un nastro di seta bianca. Combatté furiosamente con l’istinto di sottrarsi al tocco che percepiva quasi come colpevole, la mano di Loki pareva bruciare. “Pronunciate il giuramento” disse il Padre Tutto poi e Sigyn dovette battere le palpebre per obbligarsi ad eseguire quanto le veniva chiesto.

Þú eru blóð ór minn blóð, ok leggr ór minn leggr.

ek gefþúr minn líkami, at vér tveir knáttmunur einn.

ek gefþúr minn andi, `til okkarr fjǫr munu munu gǫrr.

þú megeigir eiga mik fyrir ek belong til ek sjálfr

en hvile vér báð vilja þat, ek gefþúr at sem er minn til gef

r þú megeigir kommanð mik, fyrir ek em freer maðr

en ek munu þjóna þú inn þau stígr þú þurfa

ok hunangsfall munu meir sváss koming fran minn hönd 5

Pronunciarono il giuramento insieme, come le era stato insegnato fin da piccola, e fu sopresa di trovare la sua voce. Poi il nastro intorno alle loro mani fu sciolto e Sigyn dovette voltarsi verso di lui.

ᛚᛋ

Le parole del giuramento non gli erano suonate neanche come sue, era come se stesse assistendo in terza persona al suo stesso matrimonio, la rabbia occupava ancora una parte troppo quande nella sua mente.

Capì che non avrebbe piú potuto ignorarla oltre, era il momento dello scambio di anelli e spade. Quando si girò verso Sigyn rimase quasi abbagliato dalla sua immagine avvolta nel bianco del suo vestito. La sua chioma di luna era raccolta in un’intricata pettinatura vanir che sembrava tirarle i capelli ed il suo capo era circondato da una tiara d’argento che luccicava in modo improbabile al sole, il suo viso era perfetto. Sembrava una statua come quando l’aveva vista tre giorni prima dinanzi ad Odino, l’unica cosa che sembrava storpiare con la sua immagine immacolata erano gli occhi arrossati. Aveva pianto? Povera Principessina, pensò sarcastico, ma non riuscì comunque a guardarle negli occhi.

Si scambiarono gli anelli. Frigga aveva scelto un gioiello bellissimo, sicuramente opera dei nani di Nidavellir, era sottile, ma allo stesso tempo d’incredibile eleganza. Dei fini fili d’oro andavano ad intrecciarsi attorno ad uno smeraldo di piccole dimensioni, ma di un colore straordinariamente chiaro; Loki ne avrebbe lodato il fabbro se non si fosse trattato dell’anello per la sua sposa. Quello che Sigyn gli fece scorrere lungo l’anulare era più semplice anche se sicuramente di valore elevato, si trattava di un gioiellino d’argento dai motivi intrecciati, probabilmente un cimelio di famiglia.

Successivamente estrasse la spada dal velluto, era leggera e decorata con vari motivi lungo la lama, perfetta e letale usata anche dalla mano di una giovane donna, un’altra scelta azzeccata da parte di Frigga. Si inginocchiò davanti alla sua sposa stringendo la mascella e le porse l’arma senza guardarla. Sigyn accettò il dono con un lieve inchino e poi gli porse in cambio una spada che Loki, nonostante la sua arma prediletta fosse il pugnale doppio, dovette designare come per lo minimo di ottima fattura. La lama era sottile e pulita, niente di particolare, ma l’elsa era composta da una guardia d’oro raffigurante l’Yggdrasil e lungo l’impugnatura i rami dell’Albero della Vita sembravano proseguire in sottili fili dorati.

Loki stette a lungo ad osservare la spada, come se si fosse perso nei perfetti dettagli anche se sapeva bene cosa sarebbe dovuto seguire ed il suo interesse non era che un altro inganno rivolto a sé stesso.

ᛚᛋ

Sigyn si era preoccupata più di tutto riguardo quel momento. Aveva temuto che quel bacio l’avrebbe esposta, rivelato a tutti quanti baci segreti si erano scambiati e quanti se ne erano lasciati l’uno sul corpo dell’altro. Invece quando Loki la baciò quasi non lo riconobbe, non fu altro che uno sfiorare di labbra, perfettamente composto e freddo. Anzi che esserne sollevata, si rese conto di provare delusione che fu sostituita subito dopo da una severissima vergogna per i sentimenti provati.

La folla esplose in applausi, grida, esclamazioni che rimbombarono nelle sue orecchie come tuoni e si sentì di nuovo girare la testa. Sobbalzò quando improvvisamente si trovò sua zia davanti che prese entrambe le sue mani e le posò in quelle di Loki, c’era di nuovo silenzio. Freija si fece porre una coppa dorata contenente latte e petali di fiori che alzò sopra le loro mani. “Che questa unione sia fertile e produca tanti figli che porteranno felicità e gioia al matrimonio, ad Asgard come Vanaheimr ed a tutti i popoli dell’Yggdrasil” proclamò e poi bagnò le sue dita nella coppa facendo cadere alcune gocce sulle mani intrecciate degli sposi.

Cercògli occhi di Loki invano, il Principe teneva lo sguardo dritto davanti a sé, come un generale in battaglia. Era così sola.

 

 

 

1Dea nordica della notte e del sonno

2“Dea della Fedeltà” in nordico

3La Sala del Trono prende nome dal Padre Tutto

4Si tratta dello scettro/lancia di Odino

5Traduzione: “Tu sei Sangue del mio Sangue e Ossa del mio Osso.

Ti do il mio Corpo, affinché noi Due possiamo essere Uno.

Ti dono il mio Spirito, finché la nostra vita non sia compiuta.

Non puoi possedermi perché appartengo a me stesso/a

Ma mentre entrambi lo desideriamo, io ti do quello che è mio da dare

Non puoi comandarmi, perché sono una persona libera

Ma io ti servirò nei modi che richiedi

e il miele avrà un sapore più dolce dato dalla mia mano”

Chapter 12: ᛖᚾᛞᛁᚱ – Endir

Chapter Text

ᛖᚾᛞᛁᚱ –  Endir

(Conclusione)


 


 

Il banchetto era insopportabile. Tutto era pieno di voci, schiamazzi, idromele e cibarie e tutto ciò che Sigyn voleva fare era scappare, stendersi su una spiaggia e lasciare che le onde del mare pian piano la levigassero, la sciogliessero e la portassero via, lontano. Il Caos urlava potente nelle sue orecchie e la Vanir avrebbe voluto piangere, invece si obbligava a sorridere facendo uno sforzo immenso e ringraziava tutti coloro che venivano a congratularsi con lei.

Loki le sedava accanto, ma così lontano che non ne percepiva neanche il calore ed allo stesso tempo avrebbe voluto urlare perché ne sentiva così tanto il bisogno. Si ricordò del sogno1 fatto nella notte subito dopo quel primo fatale bacio, di come si era illusa di afferrare le redini rosse del Destino, quando invece per colpa sua tutto era andato perso.

Era la loro festa, ma gli sposi non mangiarono niente. Loki si limitò a qualche corno di idromele, Sigyn non riuscì a mandare giù neanche quello. Non era sicura se il tempo si fosse fermato o se improvvisamente stesse scorrendo velocissimo perché ad un certo punto le ombre si fecero più lunghe, i visi degli ospiti più rossi e le sue orecchie frusciavano come se fossero piene di api. La sera calò su Asgard improvvisamente e le parve quasi di tornare nella stanza buia nella quale aveva trascorso gli ultimi tre giorni.

Le bruciavano ancora gli occhi e fu costretta a battere le palpebre più volte prima di riconoscere i sacerdoti che si stavano avvicinando insieme a Freija. Fu annunciato il ritiro degli sposi, la festa sarebbe continuata anche senza di loro, comunque alcuni Æsir, specialmente giovani, si riunirono presso l’uscita intonando un brindisi quando il Principe e la Principessa passarono loro di fianco ed alcuni osarono addirittura dare una pacca a Loki con una risata giocosa; lui regalò a tutti coloro che lo toccarono uno sguardo che prometteva sangue e dolore la prima volta che avesse messo mani su di loro.

Camminarono per i vasti corridoi dorati. Freija faceva strada e dietro di loro nove sacerdoti avevano intonato un canto che somigliava più a sospiri del vento che vere e proprie voci. Giunsero alle stanze di Loki e Sigyn percepì nuovamente la bruciante vergogna nel ricordare come pochi giorni prima, nel sgusciare da quella stessa porta, si era voltata ad osservare il letto sfatto pensando che sarebbe stata l’ultima volta.

La porta fu chiusa ed i sacerdoti circondarono i letto con candele profumate di rosa che avrebbero dovuto portare fortuna e fertilità durante la prima notte di nozze. Il canto dei sacerdoti era diventato più insistente ed iniziarono a svestire la coppia. Sigyn chiuse istintivamente gli occhi, le bruciava il viso. Sapeva che avrebbero lasciato lo sposo con addosso i pantaloni, ma era tradizione che la sposa fosse denudata completamente. Loki l’aveva vista fin troppe volte nuda, non aveva mai provato vergogna, si era lasciata travolgere dalla lussuria, eppure in quel momento era come se i sacerdoti stessero mettendo in rilievo tutti i suoi errori. Senza pensarci si toccò il collo e quasi pianse quando percepì sotto le sue dita i segni che il Principe le aveva lasciato sulla pelle quattro giorni prima mentre gemeva contro una fredda colonna. Tutti dovevano averli visti durante la cerimonia.

Freija, Dea dell’Amore e del Desiderio, si fece porre nuovamente la coppa contenente latte e petali che aveva utilizzato durante la cerimonia nuziale nella quale si bagnò le dita per poi prendere un sottile panno bianco che avvolse intorno al corpo della sposa. I canti cessarono, il rito si era concluso ed improvvisamente rimasero solo loro e le candele profumate intorno al letto.

ᛚᛋ

La prima cosa che Loki fece fu spegnere quelle insopportabili ed inutili candele. Fu quasi sul punto di scagliarle contro un muro in modo che si frantumassero, ma alla fine si limitò ad ammassarle in un angolo vicino alla porta, poi si rivestì. Sigyn non si era mossa, stava ancora dritta in piedi in mezzo alla stanza avvolta in quel telo ridicolmente trasparente; ebbe di nuovo l’impressione che si fosse trasformata in una statua di marmo e strinse la mascella.

“Direi che non abbiamo bisogno di consumare il matrimonio” disse tagliente, avrebbe spaccato quel marmo colpo dopo colpo. La Vanir non si mosse continuando a dargli le spalle: “Perché senti bisogno di rendere la situazione ancora più terribile di quel che non è già?” parlò ed il suo tono risultò piatto. Loki inspirò, la mascella ancora stretta: “Perché la situazione è terribile, mi dispiace deluderti, ma un matrimonio combinato non è mani una questiona piacevole, Principessina.

Voleva che urlasse, che quella sua compostezza si rompesse in schegge di vetro, ma quando Sigyn si volse verso di lui sul suo viso lesse dispiacere, vergogna e tristezza, il che lo fece infuriare ancora di più. “Mi dispiace, Loki, davvero” disse con un sussurrò. In risposta le regalò una risata sarcastica: “Ti dispiace? No, menti. Non ti dispiaceva affatto quando gemevi nel mio letto, quando dicevi il mio nome. Per una volta, smettila di autocommiserarti.”

Aveva superato il limite e se ne rese conto con soddisfazione. “È stato un errore, Loki! Un errore imperdonabile che ho commesso, che abbiamo commesso, adesso ne paghiamo le conseguenze!” gridò lei voltandosi verso di lui. Loki le si avvicinò: “Dici che si è trattato di un errore, lascia che ti dica una cosa: io non commetto errori talmente grossolani, io non pago le conseguenze, io sono il Dio dell’Inganno, non mi faccio ingannare da altri” alzò anche lui il tono percependo la frustrazione che gli colava dalle labbra. “Avremmo potuto evitare questo, ti saresti potuta rifiutare, o ti sei scordata di essere una persona libera? Avresti potuto fare qualcosa, qualunque cosa, invece davanti ad Odino non sei riuscita a dire neanche una parola, non sei altro che la marionetta dei tuoi zii. Nulla di tutto questo sarebbe successo se tu non ti fossi fatta immischiare in sporchi accordi politici comprendenti un matrimonio combinato!”

L’aveva ferita, ma in quel momento percepiva solo la soddisfazione di averle detto in faccia tutto quello che pensava davvero, di averla accusata come aveva voluto fare davanti al Padre Tutto. Il colpo che gli sferrò Sigyn fu però molto più violento e le servì solo qualche parola per sferrarlo. “Avrei voluto essere sposata con Theoric” disse senza osare guardarlo.

Loki si trovò ad espirare improvvisamente come se avesse ricevuto uno schiaffo e lasciò qualche secondo alla sua mente per elaborare ciò che aveva appena udito. Avanzò verso di lei digrignando i denti finché la Vanir non si trovò con la schiena contro al muro. “Davvero?” sibilò e non riconobbe quasi la sua voce, gli faceva male la gola. “Avresti preferito sposare quel bruto che ti ha picchiata?” Quello che Sigyn insinuando era terribile, disgustoso, avrebbe voluto gridarle di svegliarsi. “Come puoi dire una cosa del genere? Io non ti toccherei mai, Sigyn, non credo di averti mai forzato a fare niente.” Sentiva un enorme nodo di infinite sensazioni diverse che si aggrovigliavano dentro di lui. Il suo cuore gli martellava il petto, il suo respiro era veloce, incredulo.

Lei lo guardava, aveva gli occhi stanchi e tristi: “Tu non mi vuoi” disse infine. Loki era sempre stato particolarmente bravo a percepire i pensieri di chi gli stava attorno, ma in quel momento non capiva, Sigyn gli pareva infinitamente lontana e la cosa lo infastidiva: “Cosa?”

La Vanir sospirò e notò che aveva gli occhi lucidi: “Non sono altro che una bella ragazza da conquistare, o no?” fece appena in tempo a dire, poi le lacrime le bagnarono il viso. “Io… io ero così ingenua. Ero sicura di aver trovato qualcuno di speciale, pensavo che ti piacesse parlare con me, ho pensato che fossi dalla mia parte” diceva fra un singhiozzo e l’altro. “Pensavo di amarti. Invece era tutto solo un’illusione, come quel maledetto fiore che mi hai fatto vedere nei giardini. Tutto falso. E mentre io sognavo ad occhi aperti di aver trovato l’amore, chissà quante altre donne hai avuto.”

Loki la guardò dritta negli occhi sperando che percepisse anche lei tutta l’amarezza che riempiva l’aria, poi scosse leggermente il capo e si allontanò di una passo: “Non una dalla prima volta che ti ho baciato” gli scivolò dalle labbra con cattiveria perché con quella affermazione lo aveva offeso; ci mise un attivo prima di rendersi conto di averlo detto. Lei volse il viso da un lato in modo che non le potesse più vedere gli occhi, ci fu silenzio anche se il Caos urlava ancora. “Vorrei fare un bagno” disse poi.

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Loki si passò una mano sul viso con un sospiro quando Sigyn sparì nelle stanze da bagno, aveva mal di testa e la sua mente era ancora piena di rabbia e di così tante altre cose che non osava seguire il flusso dei suoi pensieri. Si sedette sul suo letto, aveva la gola secca dopo tutti quegli urli che si erano scambiati, ma non aveva voglia di chiamare qualcuno per farsi portare dell’idromele, avrebbe solo complicato le cose.

Pensò alla situazione in cui si trovava e giunse con fastidio alla conclusione che la Vanir avesse ragione. Le cose sarebbero potute andare diversamente, ma ormai c’era ben poco che si potesse cambiare ed avrebbero scontato le conseguenze delle loro decisioni che lo volessero o no.

Qualcosa ti sfugge” aveva detto sua madre ed ovviamente aveva avuto ragione. Loki percepiva chiaramente la mancanza di un tassello e la cosa lo faceva imbestialire, lui aveva sempre voluto riuscire a vedere tutto nel suo intero, mentre in quel momento cercava disperatamente di trovare l’inizio del groviglio che percepiva al suo interno.

C’era così tanta rabbia e rimpianto. Poi improvvisamente gli venne in mente che quel giorno non sarebbe affatto dovuto essere quello del suo matrimonio, bensì quello di Sigyn e Theoric. La realizzazione gli arrivò talmente velocemente alla mente che dovette prendere un lungo respiro per concepirla del tutto. Seppe quasi subito che non sarebbe riuscito a tollerarlo se fosse accaduto, mai e poi mai avrebbe voluto che Sigyn sposasse quell’uomo. La seconda cosa che gli fu chiara fu altrettanto impegnativa: il fatto di aver sposato la Principessa Vanir aveva impedito come unica cosa il matrimonio originariamente combinato. Aveva sempre voluto Sigyn, ma l’opzione di averla senza nessuna conseguenza non c’era mai stata, sarebbe stato o lui o Theoric e nient’altro. Aveva desiderato avere tutto senza dare niente, ma quel desiderio non corrispondeva alla realtà, si era sbagliato nei suoi calcoli.

Si era cacciato in qualcosa di grande e grosso, sua madre aveva ragione anche riguardo un’altra cosa: non avrebbe mai fatto nulla del genere per altra donna. Da quando aveva parlato con lei per la prima volta era sempre stata la sua unica direzione e lui non se ne era neanche reso conto. Si era perso nel Caos e capì improvvisamente che ciò che Sigyn aveva chiamato illusione non lo era stato affatto e che si era ingannato da solo con enorme successo.

Gli sfuggì il principio di una risata sarcastica che però gli morì in gola. Era ancora arrabbiato, ma era una rabbia diversa.

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Sigyn uscì dalla stanza da bagno rossa in viso ed ancora avvolta nel telo bianco che per via dell’umidità aderiva ancora di più al suo corpo. Non era ancora stato spostano nulla dei suoi averi nelle stanze del marito. Loki notò che non aveva ancora sciolto l’acconciatura severa, probabilmente per sentirsi meno nuda ed esposta.

La Vanir lo guardò un attimo in viso e lui capì che non aveva più voglia di litigare, sperò che non ce ne sarebbe stato bisogno, aveva un gran mal di testa ed era stanco. Sigyn si sedette al suo fianco sul letto con un sospiro stando attenta a non far sfiorare i loro corpi. Per un po’ ci fu silenzio, era come se si stessero preparando per il discorso che sarebbe seguito. Loki si sentì fastidiosamente colpevole.

“Quando eravamo insieme ti ho mai dato l’impressione di non volerti?” le chiese sforzandosi di mantenere il suo tono calmo. Sentì Sigyn deglutire. “Lo hai detto tu davanti al Padre Tutto: non mi avresti mai sposato di tua volontà” disse piano. Loki si volse verso di lei nonostante continuasse ed evadere il suo sguardo: “E tu Sigyn? Se qualcuno te lo avesse chiesto una settimana fa, avresti detto che mi avresti sposato?” Lei non disse nulla e così seppe di avere ragione: “Avresti detto di no. Quella notte quando sei venuta qua a domandare i miei baci, quando abbiamo fatto il nostro ingenuo patto, ti eri già arresa all’idea di sposare Theoric. Non hai mai neanche considerato di chiedere la mia mano in matrimonio, eppure ora mi rinfacci di non essermi inginocchiato davanti a te con un anello di fidanzamento?”

Finalmente Sigyn incontrò i suo sguardo, era pieno di dispiacere, vergogna e rimorso di cui Loki non capì le cause. “Io ti avrei sposato, Loki.” disse, il che gli vece involontariamente trattenere il respiro per un attimo. Poi i bei occhi della Vanir si fecero di nuovo pieni di ombre: “Quando ho detto che pensavo di amarti dicevo sul serio, ma tu lo sai che non avrei mai potuto diventare tua moglie. Io ho accettato di sposare Theoric perché sono prima di tutto la Principessa di Vanaheimr e mi chiamano la Dea della Fedeltà e voglio essere fedele al mio popola ed alla mia patria, oltre che alla mia parola ed i Vanir avevano un bisogno disperato di quel matrimonio ed io l’avrei fatto per loro” abbassò le ciglia triste: “Invece ho tradito tutto quello che avrei mai potuto tradire.”

Loki la guardava ad occhi sbarrati. “Fedeltà. Eri pronta ad essere fedele a tutti e chiunque, ma avresti accettato di tradire te stessa nel peggiore dei modi? Come hai potuto pensare di sacrificarti in tale modo?” scandì le parole incredulo e sentì un altro tipo di rabbia salirgli lungo la spina dorsale.

Sigyn aveva preso a tormentarsi le mani e non lo guardava più: “Vorrei sempre fare il meglio per le persone che mi stanno intorno, è nella mia natura.” Loki si alzò di scatto frustrato: “E tu?” sbraitò: “Hai mai pensato a cosa è bene per te? Lo sai perché sei venuta da me quella notte? Perché eri disperata, tutto il tuo futuro ti stava scivolando dalle mani e per un attimo te ne eri resa conto. Dici che è stato un errore, ma ti assicuro che in quel momento sapevi benissimo cosa volevi, me l’hai detto dritto in faccia di volermi.”

Lei lo guardava con i suoi grandi occhi grigi e sembrava cercare delle parole senza sapere bene cosa dire ed in realtà non lo sapeva neanche lui. Stette in piedi davanti a lei per un po’ aspettando che gli venisse in mente qualcosa, ma era già notte fonda ed era stanco. Poi parlò Sigyn: “Ero sincera, ma noi no saremo mai dovuti essere.”

Loki si chinò su di lei e la baciò per cancellarle dalle labbra tutte quelle parole sbagliate. Avevano litigato abbastanza, nessuno dei due aveva più la forza di ragionare e discutere, volevano solo perdersi nel Caos come aveva sempre fatto.

Il telo bianco le scivolò dal corpo e Loki posò le sue labbra sul suo collo mentre portava le sue mani ai suoi capelli di luna e scioglieva finalmente la complicata pettinatura che era parsa quasi dolorosa. Sigyn ansimava e lui le percorse il corpo a baci come aveva pensato di non potere più fare, lasciando segni brucianti sulle sue spalle candide, sulle clavicole, sui seni, sentendo i muscoli della Vanir flettersi sotto di lui. Poi la guardò in viso e si bloccò sentendosi gelare, il viso di Sigyn era rigato da lacrime. “Ti ho fatto qualcosa?” le chiese e sentì il groviglio di sentimenti tornargli in gola velocissimo. Lei scuoteva la testa e Loki non capiva, provò una frustrazione profonda, non gli era mai successo che una donna si mettesse a piangere nel suo letto.

“Io ti voglio” singhiozzò Sigyn: “Invece non dovrebbe essere così. Questa dovrebbe essere la mia prima notte di nozze ed io dovrei essere terrorizzata e stesa su un letto diverso da questo.” Loki la zittì subito, prima che potesse andare avanti con quei ragionamenti contorti: “Smettila” ringhiò: “Sei mia moglie e quindi mi puoi desiderare quanto ti pare e piace. E sì, le cose sarebbe dovute andare molto diversamente, ma non osare pensare che sarebbero dovute andare come stai dicendo, è arrivato il momento di prendere in mano la tua vita, Sigyn, e quindi smettila di parlare di futuri mai avvenuti nei quali qualcuno ha cercato di intrappolarti. Smettila di ingannarti” le disse tutto d’un fiato e la zittì per davvero.

Sigyn gli accarezzò il petto lentamente, come se dovesse ancora comprendere del tutto quello che Loki le aveva appena detto, poi gli slacciò le fibbie della camicia per poter toccare la sua pelle ed infine si alzò dal letto per mettersi in piedi dinanzi a lui, vicinissima, in modo che i loro corpi si sfiorassero e lo guardò chiedendogli un bacio. Loki le lo diede. La tirò verso di sé come per assicurarsi che fosse veramente lì e le catturò le labbra a lungo. “Mia” le disse come aveva pensato di fare molte volte e Sigyn si lasciò adagiare sulle lenzuola fremente.

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Quando Loki si svegliò la mattina seguente gli parve quasi di aprire gli occhi dopo una notte di sogni faticosi, ma ovviamente le grida e le accuse che lui e la Vanir si erano lanciati poche ore prima, così come quello che era successo dopo, era tutto avvenuto veramente. Percepiva il respiro leggero di Sigyn sul suo collo e la sua mano sul suo petto, appena sotto il cuore. Le loro gambe erano intrecciate e la pelle di lei ancora bollente d’amore.

Per la prima volta dopo lunghi giorni si sveglio con la mente abbastanza limpida. Seguì il filo dei suoi pensieri in pace disegnando linee astratte sul fianco della donna dai capelli di luna, della mia donna, pensò ed anche se era un pensiero inusuale, e sarebbe rimasto tale per un po’, non percepì la rabbia che aveva riempito i giorni precedenti. Loro erano puro Caos insieme, il Dio dell’Inganno e la Dea della Fedeltà era una combinazione abbastanza bizzarra, ma avrebbero trovato il loro posto, il Caos non era spaventoso come pareva. Gli venne in mente che la sua situazione non era affatto così terribile, aveva sposato la Principessa di Vanaheimr, futura Regina, dal punto di vista politico, ciò rendeva lo rendeva un ottimo candidato al trono di Asgard.

I suoi pensieri furono interrotti da Sigyn che si destò tirandosi su accovacciata e mezza avvolta fra le lenzuola. Loki piegò le braccia dietro alla nuca e ricambiò il suo sguardo. Pensò che con il seno mezzo scoperto, le labbra gonfie e la luce de mattino che le illuminava i capelli scompigliati fosse veramente bella. “Ieri hai detto che pensavi di amarmi, lo pensi ancora?” le chiese senza veramente sapere perché lei sorrise e per una volta sembrò tranquilla, i suoi occhi privi di tormento e vergogna di cui erano stati pieni durante la notte. “Credo di sì” disse: “Ma del resto adesso ho tempo di pensarci per bene.” Poi abbassò un po’ lo sguardo, timida come lo era stata durante i loro primi incontri: “Non è vero che avrei voluto sposare Theoric. Non avrei voluto sposare nessun altro che te” aggiunse con un bisbiglio. Loki si alzò verso di lei per baciarla con un sorriso quasi di trionfo: “Neanch’io avrei voluto che tu sposassi qualcun altro” le disse e decise che l’avrebbe fatta sua un’altra volta.

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Il nome di suo marito le sfuggiva dalle labbra con un sospiro dopo l’altro ed il suo corpo solleticava d’amore, si rese conto di essere felice.

Poi qualcuno bussò alle porte e fu percorsa da un brivido di freddo, per qualche motivo le balenò in mente l’immagine della serata sul balcone quando erano stati scoperti da Freyr. Non passarono che qualche secondo prima che la porta fu aperta ed entrarono due servi di sua zia appartenenti alla delegazione di Vanaheimr. Loki le coprì il seno con il braccio e la mano: “Non mi pare di avervi detto di entrare” ringhiò.

I due uomini avevano chiaramente paura, ma dovevano aver ricevuto degli ordini molto precisi. “La Principessa è attesa alle porte della città, tutti i bagagli sono già stati fatti, ripartiamo per Vanaheimr” disse uno facendo uno sforzo immenso mentre l’altro posò sul triclinio i suoi abiti da viaggio. “Che spariate pure” sibilò Loki: “Ma la Principessa è mia moglie e perciò rimarrà qui nel mio letto.”

Sigyn non disse niente perché aveva già capito tutto. Sarebbe stato troppo bello, gli effetti delle proprie decisioni sarebbero tornati sempre, lo sapeva anche Loki, ma a differenza sua non lo avrebbe mai accettato. Era parte della loro punizione, unirli solo per separarli subito dopo, strapparli l’uno dall’altra come Inganno e Fedeltà dovevano essere.

Non ci fu nulla da fare, Loki scatenò su tutti una furia spaventosa e questa volta anche Frigga cercò di persuadere Freyr e Freija dalla loro decisione, non a caso era la Dea del Matrimonio e della Maternità, ma fu tutto inutile e Sigyn pensò a quello che Loki gli aveva detto la notte prima, che avrebbe dovuto prendere in mano la sua vita.

Lo prese da parte, ormai già alle porte e gli accarezzò il viso per cercare di tranquillizzarlo. “Loki, Loki!” lo chiamò per portare la sua attenzione su di sé. “Loki, devo andare, non serve a niente” gli disse, lui era furente: “Non dire fesserie!” digrignò i denti: “Si stanno prendendo gioco di noi!” Lei gli prese la mano, la vena della tempia di suo marito pompava all’impazzata e quindi passò il pollice sulle sue nocche per dirgli di calmarsi: “Lo so, Loki, ma non possiamo farci niente ora se non accettare le cose come stanno. Io devo tornare a Vanaheimr dal mio popolo, assicurarmi che Njord2 stia bene, darò la notizia del nostro matrimonio e farò in modo che i miei zii si ricordino del loro posto, te lo prometto, e poi tornerò qui da te” disse seria e Loki la guardò per un attimo prima di decidere a malincuore che diceva come sempre la verità.

Raggiunsero le porte che davano sul Bifröst mano nella mano, sfidando tutti a viso alto, poi Sigyn si mise in punta di piedi e baciò suo marito a lungo e lui ricambiò come per dire a tutti che nonostante tutti i colpi che gli avevano sferzato, loro non ne avevano percepito neanche uno, erano invincibili, erano vincenti.

Quando il bacio finì sorrise e poi bisbigliò qualcosa sulle labbra di Loki: “Ti sarò fedele, sempre.”

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In effetti fu così. La Vanir avrebbe mantenuto la sua promessa, ma molte cose sarebbero cambiate da lì a poco, cose che neanche il Principe Loki, con la sua mente acuta, avrebbe potuto prevedere. O forse sì, ad ogni modo Inganno e Fedeltà sarebbero sempre rimasti legati, avvolti nel Caos ed essenziali l’uno per l’altra.


 

1Per rileggere questa parte andare a “ᛚᛁᚦ ᚠᛄᚩᚱᚦᛁ – Lið fjǫrði”

2Njord, Re di Vanaheimr